Argia Pozzana è volata via, con lei anche un po’ della mia fanciullezza

Argia Pozzana è volata via, con lei anche un po’ della mia fanciullezza

Ero bambino quando vidi quella “Coppi” in vetrina, nel negozio di Pozzana in piazza San Marco. Una bicicletta da corsa fantastica. Per me era un sogno, ma non tutti i sogni si avverano. Mio padre me ne comprò una di un’altra marca e non da corsa. In quegli anni bisognava accontentarsi, e non ebbi il coraggio di dirgli che avrei voluto la “Coppi”, al posto di quella che mi aveva appena regalato. Mi accontentai quindi di vederla in vetrina ogni volta che andavo in quel negozio, dove c’era anche l’officina. Mi piaceva respirare quegli odori pungenti di mastice e di gomma. C’andavo così spesso che imparai a ripararmi la ruota da solo, me lo aveva insegnato Argia Pozzana. Mi metteva a disposizione tutto l’occorrente: le leve per togliere il copertone, la bacinella piena d’acqua per immergerci la camera d’aria, la carta vetrata per passarla dove c’era il buco, il mastice e per tappare la foratura le tip top o pezzetti di camera d’aria.

Alfonso Mazzola: industria e arte, legate dal “Premio COMEL” internazionale

Alfonso Mazzola: industria e arte, legate dal “Premio COMEL” internazionale

Scrivendo e riscrivendo la storia dei personaggi di Latina mi trovo sempre più spesso a incrociare nomi già menzionati: cognomi che mi suonano familiari perché già raccontati. Sembrano siano tutti imparentati tra loro. Alcune famiglie arrivate negli anni Trenta a Littoria, inevitabilmente, si sono intrecciate magari con amori sbocciati tra le poche vie di una città appena nata, attratti forse da dialetti diversi. Latina è bella per questo, per le sue mille storie, perché sono le persone che fanno la storia di una città… Vi ho già raccontato dei fratelli Giorgio e Pietro Mazzola, che aprirono il primo pianobar di Latina, il Leone Rosso. Oggi, invece, vi racconterò del loro zio Alfonso, che fondò negli anni Sessanta la COMEL, una delle eccellenze industriali di Latina.

Ettore Orlando l’orologiaio friulano nato in Germania cresciuto a Littoria

Ettore Orlando l’orologiaio friulano nato in Germania cresciuto a Littoria

Quando a Latina chiude un’attività storica mi si stringe il cuore. Dietro quell’insegna c’è sempre una storia. Una storia umana di lavoro, di sacrifici, ma anche di successi. Ho provato sulla mia pelle, cosa vuol dire chiudere un’attività dopo settant’anni di vita. Per questo in ogni chiusura mi immedesimo in quelle sensazioni, a volte di tristezza e in altre di liberazione. Negli ultimi anni hanno chiuso i battenti diverse attività storiche, alcune nate negli anni Trenta, agli albori della nostra città. Per quanto mi sia possibile cerco di raccontarle un po’ tutte, anche per non mandarle nel dimenticatoio dove, inevitabilmente, cadrebbero nelle mani del tempo che fugge. L’ultima è una gioielleria, nata nel 1939 da un maestro orologiaio: il friulano Ettore Orlando, chiusa il 30 settembre scorso.