Argia Pozzana è volata via, con lei anche un po’ della mia fanciullezza
Ero bambino quando vidi quella “Coppi” in vetrina, nel negozio di Pozzana in piazza San Marco. Una bicicletta da corsa fantastica. Per me era un sogno, ma non tutti i sogni si avverano. Mio padre me ne comprò una di un’altra marca e non da corsa. In quegli anni bisognava accontentarsi, e non ebbi il coraggio di dirgli che avrei voluto la “Coppi”, al posto di quella che mi aveva appena regalato. Mi accontentai quindi di vederla in vetrina ogni volta che andavo in quel negozio, dove c’era anche l’officina. Mi piaceva respirare quegli odori pungenti di mastice e di gomma. C’andavo così spesso che imparai a ripararmi la ruota da solo, me lo aveva insegnato Argia Pozzana. Mi metteva a disposizione tutto l’occorrente: le leve per togliere il copertone, la bacinella piena d’acqua per immergerci la camera d’aria, la carta vetrata per passarla dove c’era il buco, il mastice e per tappare la foratura le tip top o pezzetti di camera d’aria.