A volte le storie mi arrivano, a volte le cerco e a volte me le consigliano. A volte penso che non siano interessanti e poi invece resto rapito ed entro nel racconto, quasi a sentirmi le scarpe bagnate in questa terra di palude, canali, fiumi, laghi e mare… Immagino gli abitanti delle lestre, i lestraioli, che abitavano nelle primitive abitazioni dell’Agro Pontino. La lestra era una capanna, costruita con giunchi intrecciati e il tetto di paglia. Incredibile come gli stanziali, riuscivano a sopravvivere con il freddo dell’inverno e le zanzare malariche d’estate. Ma non erano gli unici abitanti della palude, c’erano pure i foglianesi che vivevano nel piccolo borgo del lago di Fogliano, costruito nella metà del settecento dalla nobile famiglia dei Caetani, i più importanti latifondisti dell’Agro Pontino. La storia che sto per raccontare inizia nei primi del novecento ed è quella di Biagio Fusco, il foglianese.
Questa storia potrebbe benissimo iniziare con: c’era una volta… c’era una volta una terra che per millenni è stata infestata da zanzare e paludi. Se guardiamo oggi la nostra città, ci sembra impossibile immaginarla come era appena cento anni fa. Il poeta tedesco Johann Wolfgang von Goethe, assiduo frequentatore dell’Agro Pontino, scrisse: «Le Paludi Pontine sono l’angolo più selvaggio e affascinante d’Europa». Erano terre invivibili, eppure era abitata dai lestraioli, persone molto povere che per sopravvivere si dedicavano all’agricoltura, alla caccia e alla pesca. Molti di loro morivano a causa della malaria.
Ma i lestraioli non erano gli unici abitanti delle paludi pontine. C’erano anche i foglianesi. Una piccola comunità che viveva nel borgo del lago di Fogliano, composto da alcuni caseggiati, un villino in stile inglese e la villa dei Caetani, dove venivano ospitati personaggi della cultura, della politica e non solo. La maggior parte di loro erano romani. Si organizzavano frequenti feste mondane seguite da battute di caccia e pesca. Il poeta romano Gioacchino Belli, assiduo frequentatore, declamava nei suoi scritti: «Caviale del Volga e spigola di Fogliano».
Tutto attorno al borgo e al lago, un bellissimo giardino botanico, con piante rarissime arrivate da tutto il mondo, voluto fortemente dalla duchessa, di origine inglese, Ada Bootle Wilbraham Caetani, moglie del duca Onorato Caetani. Una donna instancabile e mamma di sei figli. Essendo anglosassone, Ada fece costruire accanto al borgo il villino inglese. Mentre il giardino botanico lo fece realizzare per ricordare il suo amore per l’Africa e il Nilo. Nel borgo di Fogliano viveva una comunità di centoventi persone, tra queste Biagio Fusco, di cui vi sto per raccontare la storia.
Biagio Fusco da Sperlonga al borgo di Fogliano
Biagio Fusco nasce a Sperlonga nel 1888, in una famiglia di pescatori. Dopo la terza elementare abbandona la scuola e inizia a lavorare nelle barche del padre. Biagio è un ragazzino molto sveglio, si muove con agilità tra una barca e l’altra, ma è anche lungimirante. Ormai è un ragazzo, quando decide di acquistare a Formia la sua prima imbarcazione e fondare una cooperativa di pescatori per non dipendere più da nessuno.
1918: durante una battuta di pesca di fronte le coste di Anzio, decide di attraccare al porto, magari per vendere un po’ del suo pescato. Mentre è intento a sistemare le casse del pesce, vede arrivare da lontano un signore avvolto da un grande mantello nero, accompagnato da quattro guardie campestri a cavallo. Si dirige proprio verso la sua barca. Dopo un attimo di apprensione il signore si presenta: <<Sono il duca Roffredo Caetani, proprietario di tre laghi costieri, Fogliano, Monaci e Caprolace. Sto organizzando una gara per decidere chi pescherà nei miei laghi, con un contratto di mezzadria>>.
Dopo avergli dato l’ubicazione dei suoi laghi, si danno appuntamento all’imbarcadero del lago di Fogliano, alle cinque del mattino. Biagio, quando arriva, trova altre imbarcazioni a contendersi la gara. Giungono finanche dalle coste toscane. Il duca lancia la sfida, chi pescherà più pesce entro le cinque del pomeriggio avrà l’appalto per pescare nei suoi tre laghi. In quella sfida, Biagio uscirà vincitore. Da quel momento, d’inverno pescherà nel mare e l’estate nel lago. Nel 1920 si trasferisce definitivamente in una abitazione del borgo di Fogliano.
Lì conoscerà la sua futura moglie, Agnese Pasciuti, di origine sanfeliciana. È figlia del capopesca che controlla tutto il pescato dei tre laghi dal 1892. Biagio e Agnese si sposeranno e avranno sei figli. In seguito, i due maschi, Leone e Rocco, affiancheranno il padre nell’attività della pesca. Nel 1926 il duca Roffredo Caetani cede tutta la proprietà all’avvocato Gioacchino Mecheri, produttore cinematografico e deputato del Regno d’Italia. Ma il contratto della pesca nei tre laghi, prosegue lo stesso con il nuovo proprietario.
La vita nel borgo scorre serena, ed è scandita dalle giornate lavorative, mentre i bambini vanno a scuola nelle aule attrezzate nel piano terra della villa inglese. C’è armonia tra gli abitanti, si conoscono tutti, agricoltori, pescatori, impiegati amministrativi, giardinieri, come se fosse un piccolo paesino. Il ritrovo domenicale degli uomini, dopo la funzione religiosa nella chiesetta neogotica di Sant’Andrea, è la dispensa ubicata al bivio per entrare al borgo (Oggi pizzeria Fogliano). Una partitina a carte e una bevuta di vino. Dopo la bonifica, il foglianese Armando Cappelli ne aprirà un’altra, poco più avanti, nella strada che conduce a Littoria.
Finita la guerra, nel 1945, il nuovo proprietario propone l’affitto dei tre laghi, con l’esclusiva della pesca. Biagio accetta, ma lascia la gestione dell’attività ai figli, Leone e Rocco, essendo ormai sulla soglia dei sessant’anni. I dipendenti sono circa sessanta e il peso del pescato si aggira intorno ai tremila quintali. La qualità del pesce è pregiato e molto richiesto: spigole, cefali, orate, saraghi, entrati dalle varie foci dei tre laghi, ma la maggior parte sono anguille, piazzate quasi tutte sul mercato di Napoli dalla rete distributiva dei concessionari.
Intanto la proprietà del borgo cambia di nuovo, gli eredi di Gioacchino Mecheri, nei primi anni sessanta, decidono di vendere tutto, tranne la villa Caetani con il giardino botanico. Il nuovo acquirente è un imprenditore padovano, Nani Grassetto. In mente avrebbe un progetto per sviluppare tutta l’area del Fogliano, ma con l’annessione al Parco Nazionale del Circeo le cose cambiano e Grassetto è costretto a vendere al demanio.
Mario Mecheri rimane però proprietario della villa Caetani. Inizia una battaglia legale che terminerà con l’acquisizione da parte del demanio a fronte di un risarcimento per l’esproprio avvenuto poi negli anni novanta. L’unica questione ancora aperta con il demanio, resta quella con gli agricoltori che ancora oggi, intorno al borgo, continuano a coltivare le terre e ad allevare bufale. Nel 1978 i foglianesi, dopo circa duecentotrenta anni, saranno costretti a esiliare, e anche i figli di Biagio Fusco chiuderanno la fiorente attività ittica a causa del divieto di pesca imposto dall’ente Parco.
L’incontro con il foglianese Nando Fusco, nipote di Biagio e figlio di Rocco
Per questa storia ringrazio l’amica Vanda Muratori, che mi ha messo in contatto con Nando Fusco, nipote di Biagio, anche lui un foglianese esiliato a Latina. Incontro Nando al bar Mimì, Nando è un po’ più grande di me, ma entriamo subito in confidenza perché conosceva bene mio padre.
Nando, non ho mai capito sei i tre laghi sono comunicanti tra loro
“Ora ci sono le chiuse, ma un tempo Fogliano, Monaci e Caprolace erano comunicanti. Le barche passavano da un lago all’altro tranquillamente. Nell’antichità le varie foci erano aperte e i romani si riparavano nei laghi durante le mareggiate. A Caprolace, da ragazzino, facevo il bagno e intorno alle due isolette si trovavano facilmente cocci di anfore, a testimonianza di quanto ti ho appena detto”
Raccontami qualcosa della chiesetta di Sant’Andrea che mi ha sempre affascinato. Facevano messe?
“Sì, ogni domenica, veniva il parroco da Borgo Grappa a celebrare la messa. Mia mamma venne cresimata nella chiesetta insieme ad altre bambine e Benito Mussolini, in visita a Fogliano, fece da padrino. A maggio poi ogni anno facevano una bellissima processione e nelle festività più importanti si facevano feste da ballo e banchetti dove partecipavano tutti gli abitanti di Fogliano”
Nascevano bambini al borgo?
“Sì, capitava. Li faceva nascere il dottor Rossetti, quando c’era ancora la palude. Dei miei tempi ricordo il dottor Brignola, come pediatra, e il dottor Soccorsi per i più grandi”
Ricordi i cognomi di qualche famiglia di foglianesi?
“La mia ovviamente, Cappelli, Calisi, Dosco, Onorati, Marini, Di Bono e tante altre che ora non mi sovvengono”
Quando ti capita di andare al Fogliano cosa provi?
“Emozione, perché è stato il luogo della mia infanzia e della mia giovinezza”
Il Fogliano è uno dei luoghi più amati dai cittadini di Latina. Sedersi in riva al lago e ammirare Cigni, anatre selvatiche e volatili di ogni specie è uno spettacolo che solo la natura riesce a dare. Immagino chi ha vissuto in quell’oasi nei tempi passati e che ancora oggi emana un fascino indescrivibile. Peccato che la villa Caetani sia in totale abbandono e le istituzioni non fanno nulla per recuperarla.
Per alcune info ringrazio Nazzareno Ranaldi.