Ho ricevuto da Roberto Di Viccaro l’invito della mostra che si terrà a Latina nella Casa del Combattente in Piazza San Marco da venerdì 8 dicembre (inaugurazione ore 17), fino a domenica 10. Oltre le sue opere, ci saranno anche quelle del papà ed è questa la novità, perché Antonio Di Viccaro non espone a Latina da quasi cinquant’anni. L’evento non lo definirei un confronto padre figlio, ma un incontro tra due artisti affermati. Ed è bello vederli insieme nella città da cui sono partiti. Quindi, per chi ama l’arte, un appuntamento da non perdere.
Conosco la numerosa famiglia Di Viccaro da quando sono nato. Mio padre li conosceva proprio tutti, ma con il Maestro Antonio, aveva una amicizia profonda. Ricordo che da bambino mi portava spesso nel suo studio in via Calatafimi, dove dipingeva i suoi quadri. L’odore dei colori a olio mi è rimasto impresso da allora. Rimanevo incantato, nel vederlo pitturare veloce e sicuro con la spatola in mano.
Alla fine degli anni cinquanta, aveva iniziato a vendere i suoi quadri al mercato del martedì, in via Don Morosini, nel banco di chincaglierie della sorella Lucia. Ma la sua strada era già segnata per l’arte. D’altronde i suoi quadri piacevano molto. Iniziò a esibire le sue opere nelle varie gallerie d’arte di Latina. L’ultima mostra in città, la fece nella galleria d’arte di mio padre, “l’Approdo”, sotto i portici di fronte il Palazzo M. Erano gli anni settanta. Poi si trasferì a Fiuggi, ma lui e mio padre continuarono a frequentarsi.
La consacrazione delle sue opere è arrivata nella costiera amalfitana, a Positano. Da lì il trampolino per il mercato americano. Antonio quando viene a Latina a trovare i suoi figli, Pina e Roberto, preferisce non passare davanti al negozio che fu del suo caro amico Pasquale. La tristezza è tanta e quindi preferisce evitare. D’altro canto, con l’età, la nostalgia di una persona cara si fa sentire ancor di più.
Roberto prima di arrivare alla pittura ha percorso altre strade. Aprì un locale che andò di moda all’inizio degli anni novanta, si chiamava Cotton Club. Luogo molto frequentato dai giovani di quell’epoca. Poi decise di cambiare la sua vita e dedicarsi all’arte. Quale miglior maestro se non suo padre?! Inizialmente i suoi quadri erano molto simili a quelli del papà, come è naturale che sia quando frequenti una scuola. Ma poi, studiata la tecnica, Roberto ha iniziato un percorso tutto suo, sperimentando tecniche e colori decisamente diversi. Oggi è un artista apprezzato anche all’estero. Insomma, l’arte di padre in figlio.
Di Antonio Di Viccaro conservo diversi quadri, datati anni sessanta, ma a uno sono più legato ed è quello che regalò a mio padre con una dedica: “Per il mio grande amico Pasquale Andreoli 28-5-1995 ”. Venerdì ci sarò anch’io, e spero di rivedere Antonio e di abbracciarlo… e sarà un po’ come abbracciare mio padre.