Latina venne realizzata immaginando il futuro, questo è innegabile. L’architetto e urbanista Oriolo Frezzotti l’aveva immaginata per le automobili. Il centro della città lo disegnò con strade larghissime e ampi marciapiedi e portici per i pedoni. Proprio per questo Latina è unica: senza vicoli e sanpietrini. Tra l’altro è la prima città al mondo a essere stata fondata con le strade di asfalto. Inizialmente le persone si spostavano in carrozza o in bicicletta. Per quindici anni le macchine in circolazione erano rare. Dopo la guerra e con il boom economico, la targa LT iniziò a crescere in maniera esponenziale. Ma per far circolare quelle macchine occorreva qualcuno che insegnasse a guidarle. Nando Di Pietro fu uno dei primi istruttori di guida della città.
Latina senza macchine è come New York senza grattacieli, questo è quello che mi viene da pensare guardando il centro storico nei giorni che scorrono pigri durante l’anno, escludendo il natale. Non sono un sostenitore dello smog, ma una città pensata per le automobili senza automobili la vedo snaturata, ma questa è solo una mia riflessione. Siccome la storia che sto per raccontarvi coinvolge uomini e macchine, mi è venuto istintivo esprimere un mio pensiero sulla Latina di oggi.
Lasciando da parte i miei pensieri, vi voglio raccontare di una persona rimasta nel cuore di tanti, sia per il suo modo di essere, e sia per il modo in cui insegnava a guidare le automobili. Il suo forte era l’ironia. Sapeva farti capire con leggerezza l’errore. Era Nando Di Pietro. Avevo già scritto di lui, quando purtroppo era venuto a mancare il 13 settembre del 2021, ma mi ero ripromesso di raccontare la sua storia in maniera più approfondita. Un personaggio così particolare e storico, della nostra città, merita di essere ricordato sempre.
La storia dell’istruttore di guida Nando Di Pietro e di suo padre Alcibiade
Ferdinando Di Pietro, detto Nando, nasce a Cisterna il 22 aprile del 1931. È il quarto di nove figli, uno dei quali morirà piccino. Sua madre, Annunziata Mandolesi, è originaria di Velletri. Suo padre Alcibiade, invece, è di origini variegate, tra le Marche e Castelli Romani. Per mantenere la numerosa famiglia Alcibiade fa il corriere, trasporta documenti e pratiche importanti. I mezzi che usa sono il treno, il cavallo, la bicicletta. Per le località più lontane si avvale di un dipendente.
Vivono in una villetta a Cisterna e dopo il lavoro, nel giardino di casa, Alcibiade, ama raccontare ai suoi bambini, favole di folletti e lupi mannari. Gli piace anche ascoltare la musica e suonare la chitarra nei momenti di pausa lavoro. Ma la sua vera passione è il ciclismo. Diverrà un grande organizzatore di corse. Sarà un pioniere dello sport pontino. Dalle prime corse amatoriali organizzate a Littoria, fino a portare i magnifici campioni, Gino Bartali e Fausto Coppi nella Latina del dopoguerra. In seguito le organizzerà insieme al figlio Nando che ha ereditato la sua stessa passione.
Nando è un bimbo vivace e molto sveglio. Frequenta la prima elementare a Cisterna, ma Alcibiade, per la sua crescente attività di corriere, nel 1937, decide di trasferirsi a Roma con tutta la famiglia. Nel 1943, però, iniziano i primi bombardamenti sulla Capitale. Alcibiade e Annunziata, spaventati, decidono di tornare nell’Agro Pontino. Vengono ospitati da un parente, zio Gregorio, a Tor Tre Ponti, dove Nando riceverà la prima comunione nella chiesa di San Paolo Apostolo.
Ma la guerra sta arrivando pure a Littoria e con le prime cannonate americane si rifugiano a Norma e, infine, in alcune grotte sulle colline di Cori. Ci sono altre persone di Littoria rifugiate in quelle anguste fenditure, dove i pidocchi la fanno da padrone. Fortunatamente i pastori e gli agricoltori della zona dimostrano grande solidarietà, mettendo a loro disposizione cibo e rifugi. Poi finalmente la fine della guerra e il ritorno alla quasi normalità.
Nel 1947 Alcibiade cerca a Latina un luogo per inventare un nuovo lavoro, ormai il suo sta per essere soppiantato dalle nuove tecnologie. Vuole dare un futuro ai suoi nove figli: Virgilio, Varaldo (Aldo), Antonio, Nando, Anna, Alberto, Maria e Orazio. Trovata l’abitazione, vicino Piazza del Quadrato, decide di aprire al piano terra un’agenzia di pratiche automobilistiche con relativa scuola guida e di trasferirsi con la sua numerosa famiglia. Contestualmente il figlio Aldo, l’aprirà a Cisterna.
Nel 1949 entra in scena Nando in collaborazione con il fratello Virgilio e prenderanno in mano l’autoscuola. Insegnerà la guida ai primi latinensi con le Fiat Balilla, mentre l’altro fratello Antonio gestirà le pratiche auto. All’inizio sono solo cinque patenti al mese, ma il boom delle auto sta per scoppiare. Nel 1951, Nando, Virgilio e Antonio, andando molto d’accordo, decidono di spostare le loro attività in Piazza della Libertà.
Nei primi anni cinquanta Nando si innamora di una bella ragazza che sposerà nel 1955. Lei è Assunta Muscedere, originaria di Fontichiari, provincia di Frosinone. Da bambina verrà scelta per consegnare i fiori a Benito Mussolini, in visita a Littoria alla fine degli anni trenta. Dal loro matrimonio nasceranno Anna, Angela e Fiorella. Nando oltre a dedicarsi al ciclismo, che pratica a livello amatoriale, ama giocare a biliardo, a boccette. Nel suo palmares conterà più di qualche trofeo.
Oltre ventimila le persone patentate con Nando Di Pietro
Sotto i suoi sapienti insegnamenti, conseguirono la patente di guida le prime donne pontine, tra le primissime Laura Giacomini, e personaggi come don Cesare Boschin, Giorgio Porfiri, nonché rappresentanti delle più storiche famiglie latinensi: Palumbo, D’Ercole, Andreoli, Ensoli, Mancinelli, Wiquel, Loffredo, Calzati, Francia, Cuomo, Zeppieri, De Vitis, Pietrosanti, Pezone, Cucchiarelli, Cassandra, Moscardelli, Scalzi, De Bonis, D’Erme, Fratini… Inoltre i prefetti Limone, Barbato, Di Gennaro e diversi sindaci: Vincenzo Tasciotti, Delio Redi, Mario Romagnoli, Ajmone Finestra.
Conosciuto per la sua professionalità e per il senso dell’umorismo Nando Di Pietro ha ricoperto anche cariche importanti. Negli anni Settanta è stato presidente provinciale dell’Unasca (associazione autoscuole), nonché segretario provinciale della Federazione Europea delle autoscuole e nominato Cavaliere della Repubblica sotto la presidenza di Sandro Pertini. Insomma una personalità importante, una delle figure più rappresentative della nostra città.
La giornalista Angela Di Pietro, ricorda suo papà
Quando scrissi della scomparsa di Nando Di Pietro, la figlia Angela mi ringraziò in maniera molto originale, con una lettera arrivata per posta. Poi mi invitò alla retrospettiva che aveva organizzato per ricordare il suo amato papà all’Hotel Europa. Da allora ci lega una bella amicizia e la passione per la scrittura.
Angela, parliamo del tuo uomo preferito, di tuo papà Nando. Cosa ti viene in mente pensando a lui?
“Penso alla sua ironia, al suo umorismo. Era una persona molto positiva. E questo suo modo di essere lo trasferiva ai suoi allievi a cui insegnava a guidare l’automobile. Mi diceva: <<Vedi, se trasmetti un concetto asciutto all’allievo la dimenticherà, ma se associ una battuta umoristica a quel concetto, beh quel concetto lo ricorderà sempre>>. I simboli che l’hanno reso indimenticabile sono la Seicento bianca e quella battuta ad ogni errore clamoroso dell’allievo: <<Che mostro>> e poi si concludeva sempre con una risata. Aveva un carisma incredibile, era impossibile non essere conquistati da lui”
Cosa ti raccontava dei suoi tempi?
“Era memoria storica di Latina. Mi raccontava dei suoi primi clienti, ricordava perfettamente la risata di Don Torello, primo parroco della città. I luoghi di ritrovo, come la rosticceria Tribò e il giro di Peppe. Amava raccontare di quando non esisteva via del Lido e per arrivare al mare dovevi fare un lungo giro. Le terme che funzionavano, e di quella serata al cinema Giacomini dove il presentatore Silvio Gigli gli fece delle domande sul ciclismo, e vinse un ferro da stiro. Diceva, ironicamente, che quel ferro era motivo di prosperità economica per i suoi eredi. E poi ricordava sempre suo fratello Orazio, grande chitarrista, venuto a mancare prematuramente”
È stato un papà presente?
“Considera che ha lavorato in continuazione per cinquantadue anni. Organizzava anche corsi di guida per i borghi e per i paesi vicini, dal mare ai monti. Alla fine ha insegnato a guidare a oltre ventimila persone”
Con voi figlie come era?
“Aveva un carattere forte, ma con il passare del tempo si era ammorbidito”
E al di fuori?
“È stato un grande lavoratore, ma amava anche la bella vita. Era un uomo affascinante. Fumava e gli piaceva sorseggiare un buon whisky, sempre nei limiti. All’occorrenza è stato anche un viveur”
A suo padre Alcibiade, pioniere dello sport pontino, è dedicato un piazzale davanti alla scuola Alessandro Volta, accanto al campo CONI. Al fratello Orazio noto musicista internazionale, è intitolata la sala principale del Circolo Cittadino. A Varaldo, è intitolato il premio “Mecenate dello sport”. Adesso attendiamo qualcosa anche per Nando. È un dovere della città ricordarlo: “Via Nando Di Pietro istruttore di guida che insegnò a guidare a ventimila pontini”. Che dite, potrebbe andare?
Peccato che Andreoli si sia dimenticato della famiglia Fratini.
Mario e Giorgio pionieri del basket a Latina.
Roberto Fratini pioniere della bonifica ed al quale è stata dedicata una via a fianco il teatro.
Gaetano Fratini primo presidente del Tribunale di Latina…