Oggi è venuta a mancare Rossana Rossetti, figlia di Vincenzo, il primo medico della nostra città. Rossana era l’ultima testimone della palude pontina, in cui aveva vissuto dalla sua nascita. Una grande perdita per la nostra comunità. Aveva insegnato per anni al Liceo Scientifico G.B. Grassi di Latina. Ebbi l’onore di intervistarla nell’ottobre del 2021:
Signora Rossana che ricordi ha della palude?
“Ero molto piccola, ma ricordo nitidamente il silenzio del giorno e il buio assoluto della notte. La palude, pur spettrale, era terribilmente affascinante. Una notte mi pizzicò una zanzara e mio padre chiuse tutti gli spirargli per non farla fuggire. Non si riusciva a trovare, ma alla fine la intrappolò in un bicchiere e quando si accertò che non fosse un’anopheles tirò un sospiro di sollievo”
Cosa accadde quando arrivarono gli operai per la bonifica?
“Finì la tranquillità, il buio non fu più buio assoluto e il silenzio non fu più il silenzio della palude. Mia madre ebbe paura e non ci fece più giocare fuori casa, perché diceva che in mezzo a quelle migliaia di persone avrebbero potuto esserci malintenzionati”
Ricorda l’inaugurazione di Littoria?
“Ho vaghissimi ricordi, però c’è un aneddoto che mio padre mi raccontava spesso, quel 18 dicembre si raccomandò con mia madre di non offrire il caffè a nessuno, invece lei la prima cosa che fece appena vide Benito Mussolini gli chiese se volesse un caffè, lui accettò subito e la casa sì riempì di persone. Per lei l’ospitalità era sacra”
E di suo padre cosa mi dice?
“Mio padre era un uomo mite, adorava il suo lavoro e questa città che aveva visto sorgere dal nulla, dove avrebbe potuto fare anche affari d’oro. Pensi che un giorno tornò a casa raggiante dicendo a mia madre che aveva fatto un vero affare, lei gli chiese se avesse comprato un terreno, lui rispose di sì, ma per il Consorzio Agrario, mia madre scosse la testa in segno di rassegnazione. Non l’ho mai visto arrabbiato, solo una volta alzò la voce, era al telefono con Giulio Andreotti, e alla fine riattaccò sbattendo il telefono. Lo fece perché gli aveva chiesto di accorpare il Consorzio Agrario di Latina con quello di Frosinone. Lui si rifiutò e successivamente quello di Frosinone fallì. Mio papà venne a mancare nel 1974 e da quel giorno mia madre si sedette su una poltrona e non si alzò più fino al resto dei suoi giorni. Il loro è stato un grande amore”
So che avete fatto stampare la quinta edizione del libro di suo padre nel 2018
“Sì, nell’ultima abbiamo cercato di replicare fedelmente la prima edizione del 1937, perché nella seconda, fatta ristampare da mio padre nel 1972, il titolo venne censurato, perché il nome di Littoria non doveva comparire. Vennero omesse le frasi che facevano riferimento al fascismo, il titolo divenne “Nostra terra pontina”. Nelle ultime due edizioni è stato ripreso il titolo originale e i colori di copertina. Ho voluto fortemente donare una copia del libro a tutte le scuole di Latina, nella speranza che lo facciano leggere ai giovani per il recupero delle nostre radici e della nostra identità. Per il momento solo una classe del Liceo Artistico vi ha lavorato sopra, gli studenti hanno eseguito delle bellissime opere. Tutto questo è stato possibile grazie al supporto della direttrice del Museo della Terra Pontina Emanuela Francesconi e di tutto il suo staff. Un’ultima cosa vorrei dire: se il liceo scientifico è intitolato a Giovan Battista Grassi è grazie all’indicazione data da mio padre, perché il dottor Grassi dedicò molti studi della sua vita alla malaria”
Le mie più sentite condoglianze alle figlie Susanna e Sabina e ai parenti tutti