Le mie ricerche sulle prime attività, avviate nella nuova città di Littoria, dopo la sua fondazione, sono la mia fissazione. Non nego la mia soddisfazione quando riesco a trovarne un’altra. Se dovessi fare un elenco di tutte quelle che sono riuscito a trovare e raccontare, qualcuna la dimenticherei di sicuro. Ma riuscire a trovarne una ancora in attività, dopo quasi novant’anni, mi emoziona maggiormente, in quanto ne sono rimaste ben poche, purtroppo. Mi vengono in mente il ristorante Impero, il bar Mimì, Patria Sport e qualche altra che ora mi sfugge. L’ultima che ho trovato l’aprì un artigiano dalle mani d’oro: si chiamava Giulio Adinolfi, il primo ottico di Littoria. Quell’attività è proseguita nel tempo fino ad arrivare ai giorni nostri. Siamo giunti, quindi, alla quarta generazione.
Latina, che tanti definiscono la città senza storia, ha ancora mille storie da raccontare. Certo i nostri edifici sono tutti del Novecento, ma ogni persona che è arrivata qui, da ogni parte d’Italia, quando si chiamava ancora Littoria ed era stata appena fondata, ha portato con sé un suo vissuto e la cultura di altri luoghi. Tutte queste storie poi si sono unite formando una città unica e, vi assicuro, raccontarle per me è molto emozionante.
Gran parte delle famiglie storiche di Latina, appartenenti al primo nucleo della città di fondazione, avviarono le prime attività commerciali e artigiane. I personaggi di cui racconto, ogni domenica, li ho conosciuti quasi tutti, solo alcuni attraverso testimonianze di figli o nipoti. Invece la storia di cui vi sto per narrare, l’ho appresa addirittura da un pronipote: Renzo Di Falco, un ragazzo in continua ricerca delle proprie origini. Il suo bisnonno era Giulio Adinolfi, il primo ottico della città, ma Renzo non lo ha mai conosciuto.
La storia di Giulio Adinolfi, ottico e artigiano dalle mani d’oro
Giulio Adinolfi nasce a Roma il 27 giugno 1890, primo di due figli, appartiene a una famiglia della media borghesia. È un ragazzino molto vivace ed è dotato di un’intelligenza arguta. Dopo il periodo scolastico dell’obbligo, frequenta la scuola per perito industriale con indirizzo meccanica. Nel frattempo, impara a riparare orologi in una bottega orafa nel centro storico di Roma. Dopo la maturità svolge il servizio militare a Civitavecchia, dove impara a lavorare al tornio. Lì progetta e costruisce un dispositivo per la filettatura dell’ogiva (porzione anteriore, affusolata, di un proiettile).
Finito il periodo di leva conosce Raffaella e dopo essersi sposato nascerà la figlia Adriana. Raffaella, purtroppo, morirà molto giovane. Giulio, rimasto solo con una ragazzina ancora piccola, si riaccompagnerà presto. Conosce Ada Cerbara, una ragazza romana del rione Monti, appartenente a una famiglia storica della Capitale. Incisori di gemme preziose, con una bottega in Piazza di Spagna. Con lei avrà altri quattro figli, Alvaro, Clara, Franco ed Elio. Quest’ultimo morirà dopo pochi mesi di vita, e Ada cadrà in depressione.
Il medico e un amico di Giulio, gli consigliano di farle cambiare aria. Decidono così di lasciare Roma, ma senza andare troppo lontano. Giulio ha sentito molto parlare della città di Littoria, appena fondata, ed è perfetta per avviare una nuova attività. Nel 1935 riescono a trovare un appartamento al grattacielo, nel nuovo quartiere delle case popolari, dove Giulio ricava una stanzetta adibita a camera oscura per lo sviluppo delle foto. La moglie Ada si riprenderà dalla depressione e avrà un ruolo importante per la famiglia e per la vita lavorativa del marito.
L’attività Giulio la aprirà in un locale in Piazza XXIII Marzo (Piazza della Libertà). È una specie di emporio dove vende un po’ tutto per l’elettricità e ottica. È MEFO (Meccanica Elettricità Fotografo Ottico), l’insegna che capeggia sull’ingresso della sua bottega. A Roma è riuscito a conseguire il diploma di ottico e vorrebbe sfruttarlo in quella nuova attività, dove inserirà nella vendita anche le macchine da cucire Necchi, ne diverrà venditore esclusivo.
La sua passione per la meccanica lo porterà a studiare così bene quelle macchine, tanto da modificare il crochet (Organo della macchina cucitrice). Modifica che l’azienda Necchi introdurrà nella nuova produzione. Ma Giulio non vende solo prodotti, esegue anche servizi tecnici. È un vero esperto dell’elettricità e, tra i suoi lavori più importanti, annovera l’installazione dell’impianto elettrico e radiofonico della Scuola Marinaretti di Sabaudia.
La sua vera passione però è l’ottica. Inizialmente con una mola a mano lavora gli occhiali. In seguito con una mola a motore e con i trapanini. Si diverte molto con le nuove tecnologie. A chi gli sta accanto per apprendere dice: “Questo l’ha fatto un uomo, non un extraterrestre e se l’ha fatto un uomo, con il ragionamento si può arrivare a capire il funzionamento“.
Diventa talmente bravo che i clienti non vanno neanche dall’oculista. Si affidano totalmente a lui, sia per la misurazione della vista e sia per gli occhiali, che prepara con grande scrupolosità. Nel 1953, ormai specializzato ed esperto, apre un negozio di solo ottica in Corso della Repubblica, angolo via Costa. Ad aiutarlo, il figlio Franco e in seguito anche la figlia Clara. Mentre Alvaro, diplomato ragioniere, fa esperienza di contabilità negli uffici del Consorzio Agrario.
Un’altra grande passione di Giulio è la matematica. Nel tempo libero, si rilassa al bar con il suo amico professor Nicosia, docente di matematica, che si diverte a sottoporgli dei quiz. Ma lui li azzecca tutti in pochi minuti. Poi bel giorno sarà Giulio a sottoporre un quiz al professore, che impiegherà alcuni giorni per trovarne la soluzione.
Dopo essere stato insignito del titolo di Cavaliere del Lavoro, Giulio proverà pure l’esperienza politica. Nel 1953 verrà eletto consigliere comunale, nelle fila del partito socialista. Nelle strade di Latina, gira orgogliosamente in bicicletta con l’Avanti nel cestino. Nel 1957 anche l’altro figlio, Alvaro, si converte all’ottica, abbandonando il lavoro da ufficio. Apre un negozio in via Emanuele Filiberto.
Nell’ottobre del 1960, l’ingegnoso artigiano Giulio Adinolfi muore. L’attività verrà mandata avanti da Franco e Clara, ma nel 1963, si separeranno. Franco aprirà in via Diaz, accanto alla Standa, e Clara rimarrà nel negozio storico, aiutata dal suo collaboratore Romeo Furlan, purtroppo anche Clara verrà a mancare nel 1974 e l’attività passerà al suo compagno di vita.
Franco, nel 1980, trasferirà il negozio di via Diaz a Pontinia e in seguito a Cisterna di Latina. Mentre Alvaro aprirà il suo secondo negozio in via Garigliano. Lo stesso anno suo figlio Giulio, che porta il nome del nonno, decide di aprire in maniera indipendente in viale XXI Aprile. In seguito, aprirà pure in Corso della Repubblica. Oggi il negozio storico di Alvaro, in via Emanuele Filiberto, è seguito dalla figlia Adanella, mentre quello di Franco a Cisterna, dalla figlia Monica.
L’incontro con Renzo Di Falco, storico della famiglia Adinolfi
Conosco la famiglia Adinolfi da sempre. I fratelli Alvaro e Franco venivano spesso nel negozio della mia famiglia. Amici di mio padre che conosceva bene anche il Cavalier Giulio. Essendo entrambi tecnici, spesso si scambiavano pareri sulla loro materia. Parlando con Giulio, mi ha consigliato di contattare suo nipote Renzo, considerato lo storico della famiglia Adinolfi. Ci siamo incontrati al bar Mimì e, davanti a un buon caffè, mi ha raccontato del suo bisnonno Giulio.
Renzo, tu fai tutt’altro lavoro, sei un conduttore affermato in RDS, una delle radio nazionali più conosciute. In passato hai collaborato anche con la rete televisiva Fox. L’ottica non l’hai mai presa in considerazione?
“Da piccolo dicevo che non sarei mai stato in un negozio a vendere occhiali, ma con gli anni che passano ti rendi conto che la storia non va dispersa. Qualche anno fa, decisi che nei momenti liberi, avrei aiutato mia mamma nel suo negozio di Cisterna e, inaspettatamente, mi è venuta una passione smisurata per gli occhiali”
Sarà anche per questo che ti sei messo alla ricerca delle origini della tua famiglia?
“Le storie mi hanno sempre affascinato, quelle di famiglia soprattutto. Penso che per capire meglio chi siamo, dovremmo cercare di sapere da dove veniamo”
Della tua famiglia chi è, secondo te, l’erede naturale del tuo bisnonno Giulio?
“Sicuramente Giulio, il figlio di Alvaro e cugino di mia mamma. A parte il nome hanno in comune l’estro e la manualità”
Come è cambiato il lavoro nel settore dell’ottica dai tempi di nonno Giulio a oggi?
“Sostanzialmente abbiamo assistito, da lui a noi, un radicale cambiamento della funzione dell’occhiale: da protesi, dispositivo per correggere la visione, ad accessorio di moda e di lusso”
Ormai gli ottici Adinolfi sono alla quarta generazione. Giulio ha sua figlia Alessia che lo segue, e te cosa farai?
“È mia intenzione impegnarmi a continuare la tradizione di famiglia”
Sono felice di aver raccontato la storia di un pioniere della nostra città, ma altrettanto felice di aver incontrato una persona giovane, che cerca di scoprire le proprie radici.