In questo ultimo periodo mi sta capitando, sempre più spesso, di raccontare personaggi dei monti Lepini che hanno fatto fortuna in pianura, quando la città si chiamava ancora Littoria e successivamente Latina. Diversi politici provenivano dalle colline, ma anche imprenditori e commercianti, soprattutto da Cori e da Sezze. La persona di cui vi sto per raccontare è un commerciante che sta per compiere novant’anni. Però, come si suol dire: “sta ancora sul pezzo”. Mente lucida e memoria di ferro. Un vero personaggio, e di fronte a queste persone, bisogna togliersi il cappello, anche se non lo porti. Lui, setino di nascita, è Francesco Giorgetta, ma tutti lo chiamano Franco.
Come ormai ben sapete sono un cacciatore di storie, anche se molte le racconto grazie ai tanti suggerimenti che ricevo. Però, andarle a cercare personalmente la soddisfazione è ben diversa. Da quando scrivo queste storie sono diventato più attento a ciò che mi circonda, passeggiando cerco spunti per nuovi racconti. Ma questa volta è andata diversamente, cercavo qualcosa di professionale per mio figlio che gioca a calcio e mi è venuto in mente il negozio Giorgetta sport. Un negozio storico di Latina che ricordo sin da quando ero bambino.
Massimo, Paolo e Barbara Giorgetta, mandano avanti la storica attività di famiglia, ma il papà Franco non molla, è immancabile. Fra quattro mesi compirà novant’anni, eppure continua a essere sveglio, attento e spavaldo, come lo era da ragazzo. Immancabile anche la moglie Rita, che da sessantacinque anni è al suo fianco. Vederli insieme trasmettono amore, quello vero però, che dura da una vita. Mi è capitato raramente di vedere una famiglia così unita, e quindi con piacere vi racconto questa storia.
La storia di Franco Giorgetta che sta per compiere novant’anni
Francesco (Franco) Giorgetta nasce a Sezze in provincia di Littoria il 24 luglio del 1934. Primo di quattro figli. Il papà Ignazio, soprannominato “Buzzacca” per la sua opulenta corporatura, ha un negozio di generi alimentari. La mamma è Giuseppa Di Giorgi, anche lei, come tutti i setini, ha un soprannome: “Peppa zeca”. Franco frequenta le scuole elementari e le medie a Sezze, per poi iscriversi a ragioneria all’Istituto Vittorio Veneto di Latina.
A Franco piace studiare, frequenta il secondo anno ed è stato pure promosso, ma un prete, Don Antonio, amico di Famiglia, consiglia ai genitori di farlo lavorare, perché secondo lui non è portato per gli studi. Franco purtroppo è costretto ad obbedire al volere di suo padre e di sua madre. Controvoglia va a lavorare nell’alimentari di famiglia, per imparare il mestiere del commerciante. Ma per quella decisione non voluta la rabbia cresce. Così, a diciassette anni, nel 1951, decide di arruolarsi nell’Aeronautica Militare.
Per il primo corso verrà mandato a Caserta e poi in provincia di Bari, dove si specializza nella meccanica degli aeromobili. Dopo solo sei mesi, per la sua preparazione, lo ingaggiano gli americani che vorrebbero portarlo in America, ma hanno bisogno della firma dei suoi genitori a causa della sua minore età. Franco torna a Sezze, ma il padre e la madre quella firma non la metteranno mai, perché secondo loro il futuro di Franco è nel commercio.
Siccome è ancora sotto firma torna a Bari, ma trova il suo posto ormai occupato da un altro commilitone. Verrà quindi destinato nella IV ZAT (Zona Aerea Territoriale) di Roma e successivamente all’aeroporto Comani di Latina. Ma Franco non è contento, perché negli hangar gli aerei sono obsoleti. Lui ormai si è abituato a quelli americani costruiti con materiali di alta qualità. Dopo una accesa discussione con il comandante, gli verrà dato il foglio di trasferimento per la Sardegna. Però, grazie a una conoscenza, riuscirà a farsi trasferire a Pisa.
In quella nuova destinazione ottiene un incarico di alta responsabilità. Controlla e prepara gli aerei. Li mette addirittura in pista, pronti per il decollo. Fa amicizia con molti piloti che si fidano ciecamente del suo operato. Purtroppo, però, i trenta mesi stanno per scadere e per rimanere in aeronautica occorre necessariamente la firma dei suoi genitori, perché Franco non ha ancora compiuto i ventuno anni. La firma non arriverà neanche questa volta: si troverà nuovamente a lavorare nel negozio di generi alimentari del padre.
I due fratelli e la sorella studiano e lui, suo malgrado, manda avanti l’attività. Come sempre apprende tutto, anche lo spirito imprenditoriale. Un suo amico maresciallo gli consiglia di aprire un’armeria, perché a Sezze è libera una licenza. Franco accetta il consiglio del maresciallo e apre la nuova attività, che va subito alla grande. Però si sente ingabbiato dai suoi famigliari, vorrebbe più autonomia e quell’attività solo per lui. Così li metterà alle strette, visto che i fratelli si dedicano solo agli studi.
Verso la fine del 1959, a Sezze Scalo, mentre è in macchina, conosce una giovanissima ragazza di origine veneta che gira in bicicletta. Si chiama Rita Bergamin e abita in un podere a Santa Fecitola, piccola frazione di Latina. È orfana di padre, morto in Piazza del Quadrato sotto le cannonate americane durante lo sbarco di Anzio. Franco la porta a casa per farla conoscere ai suoi, ma loro non vedono di buon occhio le ragazze cispadane e quindi si oppongono. È la goccia che farà traboccare il vaso.
Franco fa le valige e viene ospitato dalla famiglia di Rita, ma non finisce lì. Nel 1960, decide definitivamente di lasciare le attività di famiglia, per aprire un negozio di armeria e studio fotografico a Latina Scalo. Chiede a Rita se lo può aiutare nel lavoro, ma la mamma non vuole e quindi Franco decide di sposarla. Quando convolano a nozze nel 1960, lei ha appena diciassette anni. Avranno tre figli, Massimo, Paolo e Barbara.
Latina sta crescendo a doppia cifra, gli abitanti sono più che raddoppiati e Franco, nel 1967 con un pizzico di coraggio, trasferisce il suo negozio in centro città, in via Mameli angolo via Garibaldi. Inserirà anche nuovi prodotti: articoli sportivi e per la pesca subacquea. Per ragioni di spazio si sposterà in un negozio più grande, in via IV Novembre angolo via Duca del Mare, al palazzo Onorati. La sua clientela è ottima e cresce sempre più. Il 1985 è l’anno della svolta, apre un ampio negozio in via del Lido.
Franco si specializzerà anche nella produzione di cartucce per fucili, le vende in tutta Italia. Grazie alla sua esperienza in quel settore, realizza in via Isonzo, insieme a degli amici, un campo per il tiro a volo, dove si terranno gare nazionali e internazionali.
I gioielli di Franco: i figli Massimo, Paolo e Barbara
Franco, oggi novant’enne, è orgoglioso della sua storia e dei suoi figli. Massimo, già campione europeo di fotografia nel 2020, si è aggiudicato il titolo di campione del mondo HIPA 2023, nell’edizione “Diversity” a Dubai, nel concorso fotografico più ricco al mondo. Ha vinto grazie alla sua macrofotografia di un organismo marino, lungo una manciata di centimetri.
Il fratello Paolo invece, è istruttore subacqueo e dirige la sua scuola di sub da quasi trent’anni: il Diving Center Latina. Mentre la sorella Barbara è un’alpinista non professionista, ma ha al suo attivo la scalata del Monte Rosa.
Due chiacchiere con Franco Giorgetta
Lei non voleva proprio fare il commerciante, però poi ha dimostrato di saperlo fare molto bene. Ha qualche rimpianto?
“Nessun rimpianto. Ogni cosa che ho fatto nella vita ho cercato di farla al meglio delle mie possibilità. Quando studiavo lo facevo con piacere, poi è arrivato quel prete che ha convinto i miei a farmi abbandonare la scuola. In aeronautica avrei potuto fare una brillante carriera. Magari se i miei genitori avessero accettato ora sarei in America. Ma la vita è fatta di sorprese, piacevoli o meno piacevoli. Il commercio a me non piaceva, però era l’unica strada da percorrere e mi sono dato da fare”
Ma poi con la famiglia tutto a posto?
“Ma certo! Mi riappacificai subito. Non sono uno che serba rancore. I miei fratelli hanno preferito continuare gli studi e l’attività di mio padre, a Sezze, è stata chiusa. Alla fine, si sono tutti laureati”
E il campo di tiro a volo?
“Il terreno venne venduto e quindi lo chiudemmo. Peccato perché attirava molte persone anche al di fuori della nostra provincia”
Nel negozio della famiglia Giorgetta oltre la competenza, di chi conosce bene la materia, si respira armonia. Franco conserva ancora la cadenza setina. Sua moglie Rita, invece, quella veneta, nonostante sia nata qui, quando Latina si chiamava ancora Littoria.
Bella Latina, unica città italiana, con questo intreccio di persone dai dialetti così diversi. E belle le attività storiche di famiglia che resistono ai centri commerciali, e a un commercio che si sta perdendo sempre più nella rete.