Raccontare i personaggi del territorio pontino, divenuti celebri in Italia e alcuni anche all’estero, mi fa estremamente piacere. Certo non è facile contattarli. Qualcuno sono riuscito pure a raccontarlo. Altri sono solo miraggi: impossibile arrivarci: mi dividono troppi filtri. Altri ancora mi hanno del tutto ignorato, senza sapere nulla di me e del mio narrare sui personaggi storici, ma anche attuali. Ho scritto del primo sarto della città, fino ad arrivare al ricercatore di Latina che studia per salvarci dalle leucemie. Una comunità è fatta da tutti, nessuno escluso. In un evento mi è capitato di conoscere personalmente Martufello, al secolo Fabrizio Maturani. Gli ho espresso il desiderio di raccontarlo. Lui senza farsi troppe domande, mi ha dato il suo numero di telefono. Così è nato il racconto della sua storia.
Era quasi la fine degli anni Settanta, ed ero nel pieno della mia adolescenza. In quegli anni iniziai a frequentare le discoteche. Quella che andava per la maggiore era il Noa Noa, di Amleto Coronella, a Latina Lido. Ogni tanto organizzava spettacoli di cabaret. In una di quelle serate vidi esibirsi per la prima volta Martufello, un ragazzo di Sezze che raccontava aneddoti e barzellette con l’inconfondibile cadenza setina. Ci fece ridere tutta la sera, ma mai avrei immaginato il suo percorso artistico, così importante, negli anni a venire.
Mi è capitato di incontrare Martufello al Teatro D’Annunzio di Latina, in occasione del consiglio comunale solenne per la presentazione della legge sui cento anni di Latina. Martufello era lì, seduto davanti a me. Non potevo lasciarmi sfuggire un’occasione simile. Mi sono fatto coraggio e dopo avergli spiegato brevemente dei miei racconti: senza esitazioni mi ha dato il suo numero di cellulare…
La storia di Martufello: dai palcoscenici di provincia a quelli nazionali
Fabrizio Maturani, ma che tutti chiamano Maurizio Martufello, nasce a Sezze il 21 dicembre del 1951. È il primo di tre figli. Dopo di lui Marco e Pino. Il papà è un commerciante ambulante: gira per le campagne con il suo furgoncino a vendere generi alimentari. La mamma, Elda, è una casalinga e si occupa dei suoi tre figli.
Maurizio vive un’infanzia serena: la trascorre tra i vicoli del suo paese. Proprio tra quei vicoli verrà soprannominato Martufello: così chiamati, sin dall’antichità, i bambini più vispi e più monelli. Già dalle scuole il suo obiettivo è chiaro: da grande vuol fare l’artista. Il suo primo ispiratore sarà Adriano Celentano, ma non come cantante, quanto attore e intrattenitore. Maurizio lo dice a tutti di questa sua passione per la recitazione e qualcuno lo prende pure in giro, nonostante faccia ridere tutti i suoi amici raccontando barzellette.
Il suo più grande alleato è il papà che gli dice: <<Non ti preoccupare, sia che studi e sia che fai l’artista, va sempre bene, l’importante è non lavorare>>. La mamma, invece, spera in un posto fisso, magari in una delle tante industrie arrivate nella pianura pontina negli anni Cinquanta. E il suo motto è: <<Pane sotto al tetto è pane benedetto>>.
Finite le scuole dell’obbligo, muove i primi passi nel mondo del teatro con Giuseppe De Angelis, un insegnante molto attivo negli allestimenti di spettacoli teatrali. Regista della Sacra Rappresentazione del Venerdì Santo di Sezze e organizzatore artistico della Sagra del Carciofo. In quest’ultima, Maurizio, inizierà a raccontare barzellette in pubblico. Sarà anche uno degli attori della processione del Venerdì Santo. Lo farà con grande spirito professionale, pensando al suo sogno che insegue sin da bambino: fare il mestiere dell’attore.
Vorrebbe fare parti drammatiche da bel tenebroso, ma lo specchio gli dice tutt’altro: non sarebbe adatto per quei ruoli. Il suo volto simpatico è votato all’ironia, alla comicità. Ma dovrà aspettare ancora per realizzare quel sogno. Dopo aver svolto il servizio militare, per guadagnarsi da vivere, si adatta a fare il camionista girando tutta Italia, ma a bordo i copioni da studiare non mancano mai. Poi farà il fornaio e qualche altro lavoretto. Aprirà anche un negozio di abbigliamento nel suo paese.
Il padre continua a ripetere: << Tu sei nato per fare il macchiettista>>. Un vero dilemma per Maurizio: il certo per l’incerto. Poi, inaspettatamente, l’inizio della sua carriera di attore. Il suo caro amico Vincenzo, gli propone di andare a vedere a Latina uno spettacolo di cabaret. Lui non sa neanche cosa sia, ma per non fare brutta figura con il suo amico non dice nulla. lo spettacolo si tiene nel ristorante da Fofò. Vedendo lo spettacolo si rende conto che lui il cabaret, lo fa ogni giorno con i suoi amici. Chiede a Fofò se può raccontare qualche barzelletta: il pubblico ride a crepapelle. Qualche giorno dopo Fofò lo richiamerà per proporgli uno spettacolo tutto suo.
Dopo quella serata, sarà chiamato da una delle emittenti più seguite di Latina, “Musica Radio”, per una rubrica di quindici minuti. Quelle trasmissioni gli porteranno molta notorietà. La stessa cosa accadrà dopo un’apparizione a Telelazio. Con l’inaspettato successo, decide di chiudere il negozio e dedicarsi alle sue serate in tutta la provincia di Latina. Ma il grande sogno è Roma ed è così forte che, senza una lira in tasca, si trasferisce nella Capitale, con il rischio di dover tornare a Sezze, e Dio solo sa cosa vuol dire tornare nel proprio paese sconfitti.
Il turbolento amore con Isabella Biagini
Dopo alcuni tentativi con vari impresari, arriva finalmente il colpo di fortuna. Alle autolinee di Latina incontra due imprenditori di Norma che lo mettono in contatto con l’impresario romano, Luigi Fabiani. Maurizio si presenta nel suo studio di Viale Mazzini, ma per convincerlo lo invita alla sua performance in un locale di Frosinone. All’impresario piacerà molto la recitazione spontanea di Martufello. Pochi giorni dopo, lo chiama per una tournee con l’attrice Isabella Biagini. Il suo ruolo sarà quello dell’intrattenitore ad ogni cambio d’abito dell’attrice.
L’11 marzo del 1977, al Paradiso di Rimini, segna l’inizio della collaborazione artistica con la Biagini, ma anche la loro storia d’amore che culminerà con il matrimonio. Sarà un grande amore burrascoso che finirà pochi anni dopo. A lei, però, deve l’incontro con i fondatori del Bagaglino: Mario Castellacci e Pier Francesco Pingitore. Dopo la rottura con la Biagini e il ritorno a Sezze, tutto sembra finito, ma dopo una telefonata di Pingitore, per Martufello si riaccenderanno le luci del palcoscenico e questa volta in maniera definitiva.
I primi tempi saranno duri: Sezze-Roma sono ottanta chilometri, spesso percorsi la mattina presto con l’autostop. Dopo lo spettacolo, spesso lo accompagna il suo mentore Oreste Lionello alla Stazione Termini, per prende l’ultimo treno che ferma a Sezze Scalo. Ma quando è tardi, si fa accompagnare all’Eur per l’autostop.
Oggi Martufello è ormai noto in tutta Italia e la gente lo ferma per avere un autografo. Quei tempi difficili e pieni di sacrifici sono solo un lontano ricordo, ma lui li porta con se orgogliosamente. Con la compagnia il Bagaglino ha lavorato oltre trent’anni, tra teatro, cinema e televisione. Ha scritto anche dei libri e girato diversi spot pubblicitari. Il suo personaggio, il burino di paese, è un cult nazionale.
Nel 2021 ha interpretato l’allenatore Carletto Mazzone nel film dedicato a Roberto Baggio “Il Divin Codino”. Nel 2024, l’ultima sua fatica teatrale: “I due cialtroni”, diretto da Pier Francesco Pingitore, in cui è protagonista insieme all’attore Marco Simeoli.
L’incontro con Maurizio Martufello nella sua Sezze
Maurizio Martufello mi aspetta davanti il cancello della sua splendida villa, dopo essermi perso per le strade di Sezze nonostante il navigatore. La vista è mozzafiato, tutta la pianura pontina con tanto di Maga Circe. Al primo piano, una sala museo che ripercorre tutta la sua vita e la sua carriera.
Maurizio ne hai fatta di strada. Ti ricordo al Noa Noa quando raccontavi le prime barzellette.
“Sì, sono pienamente soddisfatto, e in gran parte lo devo a mio padre che mi ha sempre appoggiato. Purtroppo è venuto a mancare troppo presto e sono rammaricato che non abbia potuto vedere il mio sogno realizzato”
Tu non hai fatto nessuna scuola di teatro, ti è pesata questa mancanza?
“In realtà l’ho fatta eccome, l’ho fatta sul campo e ho avuto degli insegnanti d’eccezione, come Oreste Lionello, Pippo Franco, Leo Gullotta e poi i maestri Castellacci e Pingitore del quale sono tutt’ora amico. Per i suoi novant’anni, il 29 settembre, ho organizzato una festa proprio qui a casa mia. Tra gli invitati c’erano Pamela Prati, Valeria Marini, Pippo Baudo e tanti altri personaggi dello spettacolo”
E l’amore?
“Ho avuto tante storie, ma l’ultima è sempre quella più importante. Ho conosciuto Liuba quando l’assunsi come governante nel 2000. Tra noi scattò subito la scintilla. Ora siamo sposati da diversi anni”
Invece l’amore per Sezze?
“Andare via da Sezze è stato necessario per la mia carriera, ma nel cuore me la sono sempre portata dietro. Lo dimostra la mia cadenza, che poi è stata la mia forza e la mia fortuna”
Ora sei tornato a viverci?
“Sì, vivo a Sezze otto mesi l’anno, il resto lo passo nella mia residenza romana”
Una barzelletta?
“<<Dove sei stato?>> << Ho accompagnato mia suocera alla stazione>> <<E come mai sei tutto sporco di grasso?>> <<Me so abbracciato la locomotiva e me la so’ baciata tutta>>”
Martufello è un personaggio legato indissolubilmente alle proprie origini, ed è questo che gli fa onore. A breve, festeggerà cinquant’anni di carriera e ha in mente una grande festa, ovviamente, nel suo amato paese: Sezze. Lo ringrazio per avermi dato la possibilità di farsi raccontare. Per me è stato un grande piacere intervistarlo.