Littoria avrebbe dovuto essere un borgo rurale, ma il conte Valentino Orsolini Cencelli, presidente dell’Opera Nazionale Combattenti, riuscì a convincere Benito Mussolini, non completamente persuaso, a fondarla come una vera e propria città. L’urbanista Oriolo Frezzotti ne disegnò il piano, immaginando un futuro in cui le automobili avrebbero avuto un ruolo centrale, nonostante negli anni Trenta fossero ancora rare. A Littoria, infatti, ci si spostava principalmente a cavallo o con la bicicletta. Tuttavia, il dopoguerra avrebbe dato ragione a Frezzotti. Prima delle automobili, però, arrivarono la Vespa e la Lambretta, che rivoluzionarono il modo di spostarsi. A Latina la Lambretta arrivò grazie alla famiglia Giovannetti, capeggiati da Umberto di professione fabbro.
La Vespa e la Lambretta hanno segnato un’epoca, quella del dopoguerra. Abbandonate le biciclette e in attesa delle automobili, gli italiani si spostavano in scooter. Mio padre arrivò a Latina nel 1952 proprio in sella a una Vespa, ma il suo primo mezzo di trasporto, dopo la bicicletta, fu una Lambretta. Me lo raccontava sempre, così alla fine gli regalai un grande poster che raffigurava il modello che aveva posseduto.
La prima commissionaria Innocenti fu aperta a Latina nel 1947. Così, oltre alla Vespa, arrivò in città anche la Lambretta, grazie a Umberto Giovannetti, un fabbro che iniziò a vendere scooter e automobili. Il racconto di questa storia nasce chiacchierando al bar Di Russo, insieme a Vincenzo Coluzzi e Mimmo Giovannetti, storici protagonisti della gioventù degli anni d’oro del giro di Peppe. È Vincenzo che mi incita a scrivere della famiglia Giovannetti, mentre Mimmo mi guarda incredulo: non sa che scrivo storie sulla città…
La storia di Umberto Giovannetti da fabbro a imprenditore
Umberto Giovannetti nasce nel 1892 a Vico nel Lazio, in provincia di Frosinone. Già da ragazzo impara il mestiere di fabbro e per molti anni lavorerà nella sua zona, realizzando anche opere importanti, tra cui quelle eseguite presso l’abbazia di Trisulti a Collepardo, sempre in Ciociaria. Alla fine degli anni Venti, con la crisi che colpisce tutto il Paese, decide di non subire passivamente. Essendo una persona risoluta, non si abbatterà: affronterà la situazione, cercando nuove opportunità.
Qualcuno gli parla di Littoria, la nuova città fondata nell’Agro Pontino dopo la bonifica, dove c’è grande bisogno di maestranze. Nella sua zona il lavoro sta calando rapidamente, Così, decide di iniziare una nuova avventura. Nonostante abbia superato la quarantina, si trasferisce a Littoria con la moglie Modesta e i suoi figli: Angelo, Antonio, Pietro, Franco, Vincenza e Marta. L’unica figlia a non seguirli sarà Marietta, già sposata e trasferita a Roma. Andranno ad abitare nelle vicinanze di Piazza XXIII Marzo (Piazza della Libertà).
Con i suoi risparmi, Umberto apre un’officina vicino al Distretto Militare di Littoria, supportato dai suoi figli. Mentre Umberto si occupa del suo lavoro, i figli si dedicano alla meccanica, riparando un po’ tutto, dalle biciclette alle automobili. Il lavoro è abbondante e Umberto è soddisfatto di quella nuova città. Ma poi la guerra arriva anche a Littoria. Umberto e la sua famiglia saranno costretti a sfollare e, durante quei mesi terribili, si rifugeranno sotto Sermoneta.
Finita la guerra, tornano tutti al lavoro e anche la famiglia Giovannetti si rimette in carreggiata. Nel frattempo, la città ha cambiato nome: da Littoria a Latina. Sebbene sia semidistrutta dalla guerra, la voglia di lavorare non manca. Ma accadrà qualcosa di più di un semplice ritorno al lavoro: un incontro segnerà il destino professionale della famiglia Giovannetti.
Nel 1947, Umberto incontra casualmente Giovanni Boccarini, che ha sposato una delle figlie di Ferdinando Innocenti, l’inventore dei tubi metallici per impalcature (ancora oggi noti come tubi Innocenti). Nel 1931, Innocenti trasferisce i suoi affari da Roma a Milano e, nel 1933, fonda a Lambrate la più grande fabbrica di tubazioni d’acciaio senza giunti. Sarà proprio in quella fabbrica che, nel 1947, nascerà la Lambretta. Il nome dello scooter deriva proprio dal fiume Lambro, che scorre nella zona in cui si trovano gli stabilimenti.
Giovanni Boccarini propone a Umberto di costituire una società per aprire una commissionaria Innocenti a Latina. Insieme a loro il signor De Maio: sarà proprio dai due cognomi che nascerà il nome BODEMA. Purtroppo, il signor De Maio morirà prematuramente, e le sue quote verranno acquisite dai due soci.
Nel 1948, la prima sede per la vendita della Lambretta aprirà in via Eugenio di Savoia, mentre l’officina rimarrà nella sede di fronte al Distretto Militare. Anni dopo, anche Boccarini verrà a mancare, e la famiglia Giovannetti diverrà unica proprietaria dell’impresa. A Latina la Lambretta e la Vespa, messa in produzione un anno prima, si contenderanno il primato delle vendite. La famiglia Barsi per la Vespa e la famiglia Giovannetti per la Lambretta. Ma la Innocenti e la Piaggio si faranno concorrenza anche con i furgoncini a tre ruote: l’Ape per la Piaggio e il Lambro per la Innocenti.
Nel frattempo, nel 1954, la moglie Modesta viene a mancare, ma a Umberto non mancherà mai il supporto dei suoi figli. Alla fine degli anni Cinquanta, per la famiglia Giovannetti gli affari miglioreranno ulteriormente, quando la Innocenti inizierà a produrre automobili, su licenza della British Motor Corporation (BMC). I modelli di maggior successo saranno la Mini Minor e la Mini Cooper. Nel 1971, però, la Innocenti interromperà la produzione di motocicli, segnando la fine della Lambretta e del Lui, piccolo scooter prodotto dal ‘68 al ‘69.
Umberto continuerà a lavorare fino alla fine dei suoi giorni; morirà nel 1970. All’inizio di quegli anni, per ragioni di spazio, la vendita verrà trasferita in Corso della Repubblica. Anche la prima officina, ormai troppo piccola per il lavoro notevolmente aumentato, sarà spostata in via Garibaldi, di fronte alla clinica del Dottor Pompili. I figli di Umberto iniziano a guardare al futuro e costruiscono un grande capannone in via Epitaffio, che inizialmente verrà utilizzato come deposito e successivamente anche come officina.
La fine della Innocenti
Dopo la morte improvvisa di Ferdinando Innocenti, avvenuta nel 1966, il figlio Luigi eredita l’intero complesso aziendale e lo gestirà fino al 1971, quando cederà prima la sezione meccanica pesante e successivamente quella delle automobili. Nello stesso anno, tutti gli impianti e i macchinari per la produzione della Lambretta verranno venduti alla Scooters India Ltd. Una curiosità: Ferdinando Innocenti non ottenne mai la patente automobilistica e, nel corso della sua vita, non guidò mai né un’auto né uno scooter.
Alla fine degli anni Settanta, La concessionaria BODEMA sarà trasferita nel grande capannone di via Epitaffio, dove si effettueranno vendita e assistenza. Oggi, a ottant’anni dalla sua apertura, è giunta alla quarta generazione. Mauro e Pietro Giovannetti, sono ormai pronti a condurre l’azienda fondata dal loro bisnonno Umberto. Tra i marchi trattati, oltre lo storico marchio Land Rover, sono concessionari delle giapponesi Mazda e Suzuki.
L’incontro con Paolo e Marco Giovannetti
Le automobili mi hanno sempre affascinato, ed entrare alla BODEMA, respirando l’odore delle macchine nuove, è stato un vero piacere. Conosco i Giovannetti da una vita: Umberto, che porta il nome del nonno, Mimmo, Remo, Marco e Paolo. All’appuntamento, sono presenti solo Marco e Paolo, custodi della storia della famiglia. Con emozione, mi hanno raccontato del loro nonno Umberto.
Paolo, tu che sei un po’ più grande cosa ricordi di tuo nonno?
“Ricordo un uomo tutto di un pezzo, molto severo con i figli. Fino alla fine ha messo tutti in riga, li aveva tutti sotto: comandava lui”
E con voi nipoti?
“Con noi nipoti è stato un po’ più morbido, ma sempre severo. La domenica faceva il giro dei suoi figli e a noi nipoti ci portava le caramelle. Apparteneva a quella generazione di uomini che nascondeva le proprie emozioni”
Dopo quasi ottant’anni siete ancora insieme: fratelli cugini nipoti, a cosa si deve questa armonia, che ritengo molto rara? Insomma qual è il vostro segreto?
“Credo sia stata opera di mio nonno, che ha insegnato a tutti i figli di andare sempre d’accordo”
A proposito dei suoi figli, quali erano le loro mansioni?
“Zio Angelo era il cromatore e meccanico, Antonio, mio padre, meccanico auto, zio Pietro il venditore, zio Franco il meccanico Lambretta”
Dopo la morte di tua nonna, ha vissuto da solo?
“No, ha vissuto con il figlio Angelo e la moglie Mafalda”
Marco, tuo padre Pietro, era l’unico che non era meccanico, si dedicava solo alle vendite?
“Sì, mio padre era un grande venditore. In famiglia era il più ribelle, gli piaceva divertirsi e uscire con gli amici. Una volta tornò a tarda notte, considera che aveva ventidue anni ed era già sposato, e mio nonno lo aspettò sveglio e al rientro gli diede un sonoro sganassone. Questo per farti capire come era mio nonno. Già dalla stazza incuteva timore”
So che per un periodo vi siete dedicati di nuovo alle due ruote
“Sì, nel 2001 abbiamo aperto la concessionaria Triumph e KTM in società con Mauro Spada, ma poi ci siamo concentrati solo sulle auto e gli abbiamo cedute le quote”
Vi ho raccontato un altro capitolo della storia della nostra città, una città concepita moderna, direi unica, rispetto a tutte le altre città italiane e Umberto Giovannetti l’aveva capito, portando il progresso con le due e le quattro ruote.