Latina Life Style Storie

La storia di Don Mario: dalle Lestre a San Luca

Tra le numerose storie dei personaggi di Littoria, poi divenuta Latina, ho raccontato le vicende di diversi medici che hanno svolto un ruolo fondamentale prima e dopo la fondazione della città. Un altro pilastro della nuova comunità pontina fu senza dubbio la Chiesa, a cominciare dal primo parroco di San Marco, Don Carlo Torello, un piccolo grande uomo che guidò la comunità con saggezza e coraggio anche durante la guerra. In seguito, altri sacerdoti si adoperarono per il bene della comunità, lasciando un’impronta indelebile nella storia della nostra città. Tra questi, Don Mario Sbarigia, scomparso poco più di un anno fa. La sua storia merita di essere raccontata…

Il 18 dicembre, Latina ha compiuto novantadue anni. Per una città, sono un’inezia, ma per un essere umano rappresentano un’eternità. Quando sono nato io, la città ne aveva appena ventisette. Ma alla fine, sono solo numeri. Ciò che conta veramente è il contenuto. In questi novantadue anni, Latina è stata testimone di migliaia di storie, ciascuna delle quali ha contribuito a costruire la sua identità.

Ho raccontato oltre trecento personaggi, dal primo facchino al primo tassista, dal primo pasticciere al primo fornaio… tutti decisamente importanti per la comunità. Ma negli anni Trenta, credo che i medici siano stati fondamentali: di loro ne ho raccontati diversi. Un’altra figura fondamentale per la nostra collettività, appena nata, proveniva dai salesiani: Don Carlo Torello, primo parroco della nostra città, di cui ho già scritto tempo fa.

Don Mario Sbarigia

Riflettendo sulla chiesa, visto il Natale ormai alle porte, ho pensato a un’altra figura straordinaria: mi è venuto in mente Don Mario Sbarigia, il grande parroco scomparso poco più di un anno fa. Mi sono subito messo all’opera, anche se non è stato facile ma alla fine sono riuscito a entrare in contatto con la nipote Benedetta. L’incontro è stato carico di emozioni. Un vero e proprio viaggio a ritroso nel tempo che mi ha portato fino alle paludi pontine…

La storia di Don Mario Sbarigia, un sacerdote davvero speciale

Mario Sbarigia nasce il 7 settembre 1941 a Filettino, in provincia di Frosinone. È il terzo di quattro figli: prima di lui Angelo e Lucia, il quarto è Arrigo. Il padre, Benedetto, è un pastore, mentre la madre, Assunta, si occupa della casa e dei suoi quattro figli. Benedetto e i suoi numerosi fratelli possiedono diversi capi di bestiame, tra cui pecore, cavalli e mucche. Durante la stagione estiva, gli animali pascolano nella zona di Filettino, dove la neve lascia il posto all’erba che cresce, mentre in inverno la famiglia si sposta in transumanza nell’Agro Pontino.

Ogni anno scelgono luoghi diversi per affittare i terreni destinati al pascolo delle mandrie. Per evitare il rischio di essere sommersi dalle paludi, quando le piogge aumentano di intensità, preferiscono stazionare nelle zone più alte. Tutta la famiglia si trasferisce nelle lestre (capanne delle paludi pontine) che costruiscono ogni volta sui terreni affittati. Sono circa una cinquantina tra donne uomini e bambini, tra cui anche giovani pastori che lavorano per loro. Sono soprattutto compaesani o provenienti dai paesi confinanti dell’Abruzzo.

Uno degli zii di Don Mario Sbarigia davanti a una lestra nelle paludi pontine

Quando Mario nascerà, tutti rimarranno sorpresi. Si aspettano una femminuccia: le donne del paese hanno sentenziato che a giudicare dalla forma della pancia di Assunta, sarà sicuramente una femmina. In famiglia hanno già scelto il nome: sarà chiamata Maria. E invece dopo lo stupore iniziale, Maria diventerà Mario. Da bambino, anche Mario vivrà nelle lestre. All’imbrunire, il nonno Nazzareno, sotto una grande capanna dove si preparano ricotta e formaggi da vendere nei mercati di Roma, riunisce tutti e recita il rosario.

Anni '40: I fratelli Sbarigia, da sx Angelo, Lucia, Mario e il piccolo Arrigo

Mario rimarrà affascinato dalle preghiere e dallo spirito di carità del nonno Nazzareno, che dopo aver sfamato tutta la grande famiglia e i suoi lavoranti, offre cibo e alloggio anche ai viandanti bisognosi, subendo spesso i rimproveri della moglie. Negli ultimi anni di transumanza, la sua famiglia prenderà in affitto i terreni dei discendenti di Giuseppe Garibaldi, a Carano di Aprilia, a pochi minuti da Campomorto (oggi Campoverde).

Don Mario ai tempi del seminario minore di Velletri con il fratellino Arrigo e un cuginetto

Nel 1945 il nonno Nazzareno sarà il primo a trasferirsi lì, dopo aver acquistato il terreno dai figli di Menotti Garibaldi per costruirvi una casa. Nel 1948 si trasferiranno anche tutti i suoi familiari. Mario manifesta già dalle scuole elementari il desiderio di diventare sacerdote, tanto da scriverlo apertamente in un tema. All’età di dodici anni entra così nel seminario minore di Velletri. È l’orgoglio di mamma, ma il papà lo avrebbe preferito medico o avvocato. Non è semplice per Mario la vita in seminario, abituato all’aria aperta a scorrazzare nei campi.

1966: Don Mario appena ordinato sacerdote con un sagrestano

Ai suoi genitori manca quel figlio pieno di vitalità, ma lui resisterà perché è un ragazzino determinato. Per combattere la nostalgia, si dedicherà agli studi. Nel 1958 entra nel seminario maggiore di Anagni e il 29 giugno del 1966 sarà ordinato sacerdote nella Cattedrale di San Clemente a Velletri. Don Mario farà voto di povertà e rinuncerà a qualsiasi eventuale eredità a favore dei suoi fratelli. Successivamente, conseguirà la laurea in teologia presso l’Università Pontificia Lateranense di Roma.

29 giugno 1966: foto di famiglia nel giorno in cui Don Mario viene ordinato sacerdote

A Latina Don Mario arriva come viceparroco nella parrocchia di Santa Maria Goretti, guidata da un altro grande sacerdote: Don Renato Di Veroli. Oltre ad essere un uomo di indiscutibile fede, Don Mario si distingue per il suo pragmatismo. Nel corso della sua vita, si impegnerà a fondo nell’affrontare i problemi concreti della società, come la tossicodipendenza, l’usura, la povertà, le difficoltà delle ragazze madri, dei separati e le problematiche legate alla gioventù…

Don Mario con il fratello Arrigo

Già nel 1969 Don Mario avvia un percorso di impegno ecclesiale nel sociale e nel volontariato. Nello stesso anno inizia a insegnare religione al liceo classico Dante Alighieri di Latina, dove rimarrà fino al 1982. Per contrastare la tossicodipendenza, promuove, in collaborazione con la Comunità Incontro di Don Gelmini, la creazione di tre comunità: a Borgo Sabotino, Bassiano e Aprilia. A Latina inoltre sostiene la nascita dell’associazione Il Gabbiano, finalizzata all’inserimento nel mondo del lavoro degli ex tossicodipendenti.

Latina 1991: Don Mario con papa Giovanni Paolo II

Nel 1971 Don Mario diventa parroco nella chiesa San Benedetto di Borgo Piave, incarico che ricoprirà fino al 1994. Sempre al fianco dei più deboli, si batterà per i loro diritti. Nel 1989 riceve la nomina di direttore della Caritas Diocesana e, nel 1994, diventa anche cappellano dei nomadi. Un altro grande impegno per Don Mario è la costruzione della nuova chiesa per i nuovi quartieri Q4 e Q5. Il 1° agosto del 1994, verrà nominato parroco proprio di quella chiesa da lui fortemente voluta, dedicata a San Luca.

Don Mario, terzo da sx, con i suoi genitori al 50° anniversario dalle loro nozze

Tra dicembre ‘97 e luglio ‘98, vivrà un’esperienza missionaria presso la Diocesi di Scutari, in Albania, dove avvierà la costruzione di due chiese a Obot. Nella sua ultima parrocchia sarà un faro, un punto di riferimento imprescindibile per gli abitanti dei nuovi quartieri di Latina. Il 22 novembre 2003 verrà nominato Vicario Generale, diventando «Monsignore». Ma per tutti rimarrà sempre Don Mario. Per il suo impegno civile verrà premiato dal sindaco di Latina Vincenzo Zaccheo.

Don Mario in un momento di riflessione

Gli ultimi anni della sua vita li trascorrerà all’alloggio pensionale di Santa Rita e successivamente in una RSA di Aprilia. Ogni giorno però riceverà la visita di numerosi parrocchiani profondamente legati a lui. Concluderà il suo cammino terreno presso l’ospedale Santa Maria Goretti di Latina, il 5 ottobre 2023. Attualmente riposa nel cimitero di Latina, ma il suo desiderio più grande era essere tumulato nella chiesa a cui ha dedicato anima e cuore, per poter rimanere vicino alla sua comunità, quella di San Luca.

L’incontro con Benedetta Sbarigia, nipote di Don Mario

Giungo a Carano di Aprilia, sinceramente non sapevo neanche della sua esistenza. Tra l’altro, ho saputo da Benedetta che proprio di fronte a casa sua c’è il casale dove si trova il mausoleo della famiglia di Giuseppe Garibaldi. Ma veniamo al nostro racconto: Benedetta, nel raccontarmi la vita di suo zio, Don Mario, si è commossa più volte e io ho raccolto tutte le sue emozioni.

Benedetta, tuo papà era il fratello di Don Mario?

“Sì, Arrigo, era il fratello minore di Don Mario”

Per te cosa ha rappresentato tuo zio?

“Don Mario ha rappresentato un grande esempio di vita, ma non a parole, con i fatti. Veniva ogni domenica a mangiare con tutti noi, e portava con sé sempre qualcuno: una ragazza madre, un senzatetto o comunque qualcuno che avesse bisogno. Era fatto così, viveva per gli altri. Poi quando divenne monsignore i suoi impegni si moltiplicarono e venne più raramente a trovarci la domenica”

Aveva qualche passione, oltre la chiesa?

“Essendo nato a Filettino amava molto la montagna. Pensa che una volta scalò anche il Monte Bianco, poi si limitò soltanto alle passeggiate”

Don Mario e la sua passione per la montagna

Non sono un credente convinto, ma credo nelle persone che portano avanti i loro valori per costruire un futuro migliore. Ho avuto la fortuna di conoscere Don Mario, una persona dal carattere diretto che, pur apparendo autoritaria, non lo era affatto. La sua forza stava nella sua autorevolezza, che derivava dalla profondità della sua fede e dal rispetto che sapeva ispirare negli altri. È stato un grande sacerdote, un uomo raro e il suo ricordo resterà indelebile per chi ha avuto il privilegio di conoscerlo. Spero che il suo desiderio di essere tumulato nella chiesa di San Luca venga esaudito.

Ringrazio di cuore Benedetta Sbarigia per aver condiviso con me questa splendida storia, e un sentito ringraziamento anche a Mimmo Castionetti, che mi ha messo a disposizione un video sulla vita di Don Mario, realizzato dai suoi parrocchiani.

1 Comment

  1. Grazie di cuore di questo ritratto, don Mario è stato per me un vero farò di azione e pensiero, condito con una fede che trapelava dai fatti e dalle sapienti omelie. Quando qualcuno si lamentava delle iniziative parrochili aveva una soluzione fenomenale: “Allora fai tu” e davvero lasciava fare…strepitoso !

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *