Nelle mie oltre trecento racconti, non ricordo di aver mai scritto di avvocati. Non per una scelta consapevole, ma semplicemente perché non mi era mai capitato. Tra i professionisti, gli avvocati, si sa, non sono i più amati. Tuttavia, come in tutte le professioni, dipende poi dalla sensibilità della persona. Tra i miei amici che praticano la professione forense c’è Antonio Fratini che conosco da ragazzino. In una nostra lunga chiacchierata mi ha raccontato la storia di suo papà Giorgio, anch’egli avvocato, e di suo nonno Roberto pioniere di Littoria.
Uno dei miei più grandi difetti è quello di credere che ci sia sempre tempo e che si possa fermarlo a piacimento; invece, scorre, e pure troppo in fretta. Nonostante la mia veneranda età non riesco ancora a mentalizzare che la vita è un conto alla rovescia. Poi capita che muore un amico e, oltre al grande dolore, ti arriva una secchiata d’acqua gelata sulla testa a ricordare che non siamo eterni e il tempo è tiranno.
Vi ho premesso tutto ciò perché la storia che sto per raccontarvi avrei dovuto scriverla nel 2022. Grazie all’amico Antonio Fratini, avevo avuto l’opportunità di incontrare suo padre Giorgio, storico avvocato di Latina. Durante il nostro incontro, mi raccontò una parte della sua storia familiare, ma dopo una mezz’ora mi chiese di interrompere perché molto stanco, d’altronde si stava avvicinando ai novantasette anni.
Con l’intento di tornare, mi sono perso nel tempo. Come spesso accade, ne ho preso coscienza solo un anno dopo, quando ho incontrato Antonio e mi ha detto che suo papà non c’era più. Mi sono dispiaciuto profondamente e quindi dovevo assolutamente rimediare. Così, ho chiamato Antonio e, alla fine, ci siamo incontrati per portare a termine quel bel racconto che suo padre aveva iniziato.
La storia dell’avvocato Giorgio Fratini e di suo padre Roberto, pioniere di Littoria
Giorgio Fratini nasce il 31 maggio 1925 a Parrano, un piccolo comune in provincia di Terni. È il secondo di tre figli: il maggiore si chiama Mario, mentre la più giovane è Liliana. Suo padre, Roberto, è perito agrario, mentre la madre, Ida Lorenzelli, si occupa della casa. Nel 1933 la famiglia si trasferisce a Littoria, dove Roberto ha ottenuto un impiego come funzionario all’Opera Nazionale Combattenti.
Tuttavia, nel 1935, decide di lasciare il posto fisso per intraprendere un’attività in proprio, acquistando degli altiforni a Monticchio, vicino Sermoneta, con l’intento di produrre calce e pietra. La sua è una giusta intuizione, perché a Littoria e dintorni c’è una forte espansione edilizia. Per portare i laterizi utilizza la rete ferroviaria leggera, costruita appositamente prima della fondazione di Littoria.
In quegli anni, Roberto assume anche l’incarico nella Milizia per la Sicurezza Nazionale, con il compito di reclutare i volontari italiani provenienti dall’America che, per amor di patria, sono pronti a combattere per la conquista dell’Africa. Nel frattempo, nel 1937, fornisce il materiale edile per l’avvio della costruzione degli edifici monumentali dell’EUR a Roma, destinati ad ospitare la fiera mondiale dell’EXPO del 1942, evento che non avrà mai luogo a causa della guerra.
Nel frattempo, l’azienda di Roberto cresce e arriva a contare ben centocinquanta dipendenti, tutti provenienti da Sermoneta. Con l’ingresso dell’Italia in guerra, Roberto viene richiamato all’ufficio censura come capitano, dove avrà il compito di controllare le lettere dei soldati destinate alle loro madri. Il figlio Giorgio, dopo aver frequentato le scuole elementari nel suo paese natale, proseguirà gli studi: le medie e il liceo classico, presso l’Istituto Vittorio Veneto di Littoria.
Dopo l’8 settembre 1943, per sfuggire l’arruolamento nella Repubblica Sociale Italiana, Giorgio si rifugia sui monti Lepini, cercando di raggiungere le forze anglo–americane. Tuttavia, insieme ad alcuni amici, viene arrestato, poiché i soldati li scambiano per un gruppo di fascisti in fuga. Dopo essere stati portati a Cori e aver chiarito la loro posizione, verranno poi rilasciati.
Durante lo sbarco di Anzio, Roberto decide di mandare tutta la famiglia a Norma per metterla in salvo. Lì vivranno momenti drammatici. Giorgio, in particolare, rischierà la vita quando gli verrà affidato un compito molto pericoloso: fare uno scambio con un soldato tedesco che gli punta un fucile addosso. Giorgio porta un maiale e il soldato cento chili di farina. Fortuna che lo scambio andrà a buon fine.
Terminata la guerra, Giorgio riprende gli studi e si iscrive alla facoltà di architettura, ma presto si renderà conto della necessità di frequentare regolarmente le lezioni, cosa che gli risulta difficile. Dopo due anni, decide di cambiare facoltà: si iscriverà a giurisprudenza dove non è prevista la frequenza. Tuttavia, il cambio di facoltà incontra l’opposizione dello zio Gaetano, presidente del tribunale di Latina, che teme l’incompatibilità dei ruoli. Lo zio cercherà in ogni modo di dissuaderlo, ma Giorgio non sente ragioni e conseguirà la laurea.
Fortunatamente, lo zio Gaetano verrà trasferito alla Suprema Corte di Cassazione di Roma, mettendo così fine a ogni conflitto familiare. Oltre alla sua carriera, Giorgio nutre una grande passione per il basket e la caccia. Il padre, a proprie spese, provvederà a sistemare il retro dell’Opera Balilla, creando uno spazio dove il figlio e i suoi amici possano giocare a pallacanestro; sarà proprio lì che nascerà la società di basket Cestistica.
Nel 1950, Giorgio incontra Rossana Schena, una ragazza setina che sposerà cinque anni dopo. Insieme avranno due figli: Maria Grazia e Antonio. Nella sua carriera, Giorgio inizierà come revisore ufficiale del Consorzio di Bonifica, per poi specializzarsi in cause di lavoro. Tuttavia, una svolta importante nella sua professione potrebbe arrivare grazie a una telefonata inaspettata.
Avendo lo studio professionale a casa le telefonate le riceve Rossana, che lo aiuta come può. Un giorno, dall’altro capo del telefono, una voce maschile si presenta come il marchese Camillo Casati Stampa, credendo fosse uno scherzo, risponde che l’avvocato al momento è fuori per lavoro. Parla con Giorgio e anche lui pensa ad uno scherzo, ma il giorno seguente arriva una seconda telefonata, sempre dalla stessa persona. Questa volta, Rossana decide di passare la comunicazione al marito. L’uomo spiega di dover risolvere una questione burocratica relativa alla caccia nella sua proprietà sull’isola di Zannone.
Giorgio, oltre alla sua professione, ricopre anche il ruolo di presidente di Enalcaccia: il marchese gli propone un incontro per spiegare meglio la situazione. Solo allora Giorgio comprende che non si tratta di uno scherzo, ma di un’importante opportunità professionale. L’appuntamento è fissato nella residenza romana del marchese, che gli illustra nel dettaglio le problematiche. Giorgio riuscirà a risolvere la questione in tempi brevi, guadagnandosi così la stima del marchese, che lo inviterà a Zannone per una battuta di caccia
Ormai sono entrati in amicizia e il marchese vorrebbe affidargli anche altri incarichi, ma il 30 agosto 1970, accade la tragedia: Camillo Casati Stampa uccide la moglie con l’amante e poi si toglie la vita, proprio nella residenza in cui Giorgio ha firmato il primo incarico con il marchese. Con quel tragico evento, purtroppo si infrange il sogno di poter lavorare con l’alta borghesia romana.
Quando Giorgio andrà in pensione tirerà fuori l’artista che ha dentro di sé, sin da ragazzo. Inizia così a dipingere quadri: farà anche qualche mostra. Oltre l’arte, abbandonata la caccia, diverrà cercatore di tartufi. Riuscirà a istruire anche il suo fedele amico a quattro zampe che si trasformerà in un ottimo cane da tartufi. L’avvocato Giorgio Fratini morirà il 16 luglio 2023.
Antonio Fratini racconta
Incontro Antonio nella sua bella casa in via Monti, dove il papà aveva anche lo studio. Ad accogliermi un bel cagnone allegro come il suo padrone. Appesi alle pareti molti quadri di suo papà, segno di grande ammirazione per il suo genitore.
Antonio, nel tuo racconto è emersa la grande ammirazione per tuo padre, ma anche quella per tuo nonno. Una famiglia unita la vostra?
“Sì, una famiglia molto unita”
Tuo nonno è stato un pioniere della città, lo hai conosciuto?
“Sì l’ho conosciuto, morì nel 1972”
Che fine fece la sua azienda?
“Della sua grande agiatezza rimase quasi nulla. Si mise in società con una persona che aveva vedute nettamente diverse e così cedette le sue quote. Venne pagato con delle cambiali, ma poi il tizio fallì e mio nonno rimase con della carta straccia”
Con tuo papà che rapporti avevi?
“Uno splendido rapporto. Siamo sempre andati d’accordo”
Un aneddoto?
“Mi insegnò a tirare a piattello, ma all’inizio non ero bravo. Mi disse che le cartucce costavano molto e che, se non miglioravo, non mi avrebbe più portato. Mi impegnai e divenni campione nazionale. Poi il titolo passò di mano all’amico Massimo Mancinelli, più bravo di me”
Una curiosità: dove andava a prendere i tartufi?
“Sui monti Lepini, nella zona di Bassiano. ed era pure bravo a trovarli. Pensa che non sopporto più neanche l’odore dei tartufi”
Mi dispiace che Giorgio non possa leggere questo racconto, che in parte mi ha narrato lui stesso… Dimenticavo una cosa importante: al pioniere Roberto Fratini è intitolata la via che costeggia il mercato annonario. Quando passerete da quelle parti e leggerete il nome di quella via, magari vi verrà in mente questa storia che appartiene alla nostra città.