La pasticceria è un’arte che sa trasformare ingredienti semplici in piccoli capolavori di gusto. In ogni impasto, in ogni crema, si nasconde un segreto che solo un vero pasticciere sa svelare. Insomma, è un artista che non vede il suo mestiere come un lavoro, ma come una vera e propria vocazione. Le sue mani, esperte nel plasmare dolci, hanno il potere di raccontare storie attraverso ogni ricetta. Ogni profumo che invade la sua bottega si diffonde anche per la strada, diventando tentazione. E a me, che ho la glicemia ai limiti dei valori, non resta che accontentarmi del profumo e di scrivere per attenuare la mia voglia di una millefoglie… quindi vi racconto la storia del pasticciere siciliano Ferdinando De Caro, che tutti chiamavano Pippo.
Le storie di Latina continuano a stupirmi, forse proprio per questo non mi sono ancora stancato di raccontarle. E poi, mentre ascolto le storie, capita spesso che ne incontri altre che non conosco, ed è a quel punto che scatta in me una irrefrenabile curiosità di andare a fondo per farle mie. Per questa che sto per narrare, già in due occasioni l’avevo incrociata. La prima volta con la storia del pasticciere Eugenio Ragusa e la seconda, scritta qualche settimana fa, con quella del pasticciere Lorenzo Zicarelli.

Catania 1935: Ferdinando (Pippo) De Caro
Inutile dire che sto per raccontarvi una dolce storia, ed è quella del pasticciere siciliano Ferdinando De Caro. Quando ho sentito il cognome De Caro, mi è venuta subito in mente la mia amica Stefania. Così le ho mandato un messaggio per sapere se Ferdinando fosse un suo parente. La sua risposta è stata affermativa: “Sì, Ferdinando, era mio nonno, ma tutti lo chiamavano Pippo. Perché me lo chiedi?”.
Le ho risposto che mi sarebbe piaciuto raccontare la sua storia; lei mi ha scritto che le avrebbe fatto molto piacere. Così mi ha messo in contatto con suo papà ed eccomi qua a raccontare la storia del pasticciere siciliano, Ferdinando De Caro, che tutti chiamavano Pippo.
La storia di Pippo De Caro il pasticciere campione di nuoto

Ferdinando (Pippo) De Caro nasce il 20 settembre 1911 a Catania, ultimo di tre figli, preceduto dalle sorelle Angelina e Grazia. Il papà è un piccolo artigiano di stoffe che vende ai negozianti. La mamma, Domenica, per tutti Mimì, si occupa della famiglia e aiuta il marito nella sua piccola attività. Dopo le scuole medie, Ferdinando, che verrà soprannominato Pippo sin da bambino, va a lavorare in una piccola pasticceria per imparare il mestiere del pasticciere.
Dopo aver acquisito un po’ di esperienza, riesce a trovare lavoro in una delle pasticcerie più rinomate del centro di Catania: la Pasticceria Svizzera Caviezel, in via Etnea al civico 200, aperta nel 1914 dallo svizzero Alessandro Caviezel. Ferdinando apprenderà in quella straordinaria pasticceria tutti i segreti dell’arte pasticcera. Oltre alla passione per i dolci, ha anche quella per il nuoto, che pratica a livello agonistico, gareggiando anche in competizioni nazionali.

Catania: la Pasticceria Svizzera di Alessandro Cavaziel
Poi, nel tempo libero, c’è anche lo svago: le passeggiate con gli amici lungo il corso nel centro di Catania, e gli sguardi alle ragazze. Proprio durante una di queste passeggiate, incrocia Franca, una bella ragazza che non ricambia mai lo sguardo. Si invaghirà di lei, ma Franca proprio non vuol saperne di quel ragazzo che la guarda con insistenza. Ma Pippo non è un tipo che si arrende facilmente: pian piano, farà breccia nel suo cuore. Dopo aver svolto il servizio di leva, nel 1934 si sposeranno e avranno due figli: Domenica, detta Mimma, e Stefano.

Libretto di lavoro di Pippo De Caro
Ferdinando e Franca, hanno già i due bambini, quando lui, nel 1940, verrà richiamato alle armi, ma questa volta per combattere. Si alternerà tra la Calabria e la Sicilia fino all’8 settembre 1943, quando l’Italia firmerà l’armistizio e i soldati non sapranno più cosa fare. Ferdinando si presenterà al Comando di Messina per ricevere ordini, ma la confusione è tale che non riceverà alcuna risposta. Così, torna nella sua Catania e dalla sua famiglia. Dopo la guerra, ritrova lavoro, ma non nella stessa pasticceria.

Catania 1934: il matrimonio di Pippo e Franca
Ormai è talmente bravo che decide di vendere la sua arte pasticcera. Iniziano a chiamarlo in tutta Italia per avviare nuove pasticcerie. Il suo lavoro è quello di insegnare e preparare il personale del posto: Milano e Roma sono le città dove lavora maggiormente. La sua frutta di pasta di mandorle, di cui è diventato un maestro, è così realistica che sarà esposta al pubblico nella fiera di Milano. Dopo le due metropoli sarà la volta di Pescara, dove stanno per aprire una grande pasticceria.

La signora Franca con i figli Stefano e Mimma
A Pescara trova anche il tempo per riprendere l’attività sportiva. Per le sua abilità di nuotatore, verrà chiamato nella squadra di pallanuoto del Pescara. In quell’ambiente si trova talmente bene che, nel 1950, decide di far trasferire anche la sua famiglia. Va tutto per il meglio, ma avverte la mancanza di qualcosa nella sua vita professionale. Nonostante sia un libero professionista, sente di non aver ancora creato un’attività veramente sua.
L’arrivo a Latina

Un giorno, casualmente, si trova a parlare con una persona che ha un bar a Latina, il signor Antonio Lo Bianco: gli parla della sua città, che sta vivendo un periodo di forte crescita. Gli dice che, secondo lui, c’è spazio per altri pasticcieri. Pippo, ascoltando le parole di quell’uomo, decide di andare a visitare Latina. Già al suo arrivo, si rende conto delle grandi potenzialità della città. Inoltre è a pochi chilometri dal mare, e lui non potrebbe mai vivere in un luogo senza il mare.
In pochi giorni prende una decisione: riesce a trovare un piccolo locale sfitto in Corso Matteotti dove poter aprire un laboratorio per i suoi dolci. Appena trovata la sistemazione abitativa, farà in modo che la sua famiglia lo raggiunga. Inizia così, nel 1952, l’avventura di Pippo De Caro a Latina. I suoi dolci li vende inizialmente solo dentro i bar, e il risultato è al di sopra delle sue aspettative. Le ordinazioni raddoppieranno presto e, in seguito, sarà costretto a cambiare sede e trasferirsi in un laboratorio più grande in via Neghelli.

Latina anni '60: Pippo De Caro con Lorenzo Zicarelli
Nel 1960, un ragazzo di sedici anni, arrivato da Cosenza per raggiungere il padre che fa il vigile del fuoco a Latina, si presenta in laboratorio e gli chiede se ha bisogno di aiuto, perché vorrebbe imparare il mestiere di pasticciere. Quel ragazzo si chiama Lorenzo Zicarelli. Pippo, con un solo sguardo, capisce che quel ragazzo ha voglia di lavorare: dopo qualche giorno di prova lo assumerà.

Latina anni '60: la pasticceria di Pippo De Caro in via Cairoli angolo via Adua
Nel 1963 arriva il grande passo: Pippo apre al pubblico una grande pasticceria in via Cairoli, angolo via Adua: sarà anche gelateria. È il coronamento di una vita di lavoro. Poi, ora che c’è anche la strada del mare, è un attimo arrivare al lido per farsi una nuotata di qualche chilometro o andare a pesca con la sua piccola barca. Sembra tutto perfetto, ma il destino rema contro.

Latina Lido fine anni '60: la famiglia di Pippo De Caro al completo
Pippo, dopo un’operazione di ernia addominale subisce delle gravi complicazioni e, il 27 dicembre 1972, quattro giorni dopo dall’intervento, verrà a mancare. La pasticceria verrà chiusa l’anno successivo. Il figlio Stefano cederà una parte di essa, ma continuerà a vivere per mano di un altro pasticciere arrivato dalla Tunisia: Eugenio Ragusa.
L’incontro con il figlio di Pippo, Stefano De Caro
Incontro il signor Stefano De Caro nella sua splendida casa, progettata dal mio (non) architetto preferito, il compianto Tonino D’Erme. Dopo qualche scambio di ricordi sui personaggi di Latina, iniziamo a parlare di suo papà.
Signor De Caro, come mai non ha seguito le orme di suo papà?
“Mio padre non ha voluto che noi figli facessimo quel lavoro sacrificante. Però, ogni tanto, gli andavo a dare una mano”
E sua mamma?
“Mia madre, quando aprì la grande pasticceria, lo aiutò molto; era sempre alla cassa, anche perché noi figli eravamo ormai diventati grandi”
Oltre che grande pasticciere era anche un ottimo nuotatore
“Quando nuotava era impossibile stargli dietro. Nonostante l’età che avanzava, con lui perdevo sempre. Era anche un ottimo pescatore. Appena aveva qualche ora di libertà, si rilassava con la sua barchetta, pescando al largo. Aveva un secchio, e se non lo riempiva tutto non tornava. Una volta dovetti andare a cercarlo per mare. Alla fine, fortunatamente, lo trovai. Il pesce che pescava, oltre a essere mangiato da noi, veniva consumato anche dai nostri vicini di casa”
Quali principi le ha trasmesso?
“Soprattutto la lealtà e il rispetto per le persone, ma anche l’altruismo”
Era severo?
“Era molto severo con sé stesso e poi anche con noi figli”
Dice di lui Bruno Perrelli del bar Mimì:
“Pippo era un grande maestro pasticciere e le sue crostatine erano eccezionali. Per scoprirne la ricetta, Lorenzo Zicarelli andò a contare quante uova c’erano nel secchio, perché, come tutti i pasticcieri, era geloso delle sue ricette. Una volta lo sfidai a nuoto, io con le pinne e lui senza; vinse lui. Conservo dei bei ricordi di Pippo, una grande persona”

Pippo De Caro all'opera, mentre prepara le sue delizie
Latina dolce Latina… se degustiamo le delizie di Lorenzo Zicarelli (oggi realizzate dai figli Barbara e Mario), lo dobbiamo soprattutto al suo grande maestro pasticciere Pippo De Caro.
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