Nella nuova città di Littoria, le persone arrivano con ogni mezzo; a cavallo, in bicicletta, con la corriera, finanche a piedi. Sono gli anni trenta, e solo in pochi possono permettersi un’automobile. Le autolinee sono sul corso principale e ogni giorno giungono centinaia di persone, con pochi effetti personali riposti in valige di cartone. Immagino i loro sguardi meravigliati nel vedere quell’accenno di città. Quasi incomprensibile ai loro occhi quelle strade larghissime, senza salite e discese. Una piazza enorme, sproporzionata per quelle poche case. Ma chi rimase a vivere qui, dopo la guerra, capì a cosa sarebbero servite quelle vie così ampie… E allora ecco Nando Di Pietro, di cui ho già raccontato, che inizia a insegnare a guidare, ma qualcuno le automobili deve pur venderle. Dall’Emilia, nel 1944, arriva Alfredo Calzati e apre la prima commissionaria Fiat.
Da ogni storia che racconto ne possono nascere altre. È incredibile quante storie si intrecciano e continuano ad intrecciarsi in questa città particolare, e per certi versi unica. Tempo addietro ho raccontato del medico Pio Zaccagnini divenuto famoso, anche all’estero, per aver salvato settantadue bambini dalla difterite. Per raccontare lo straordinario medico ho conosciuto la figlia Fiorella, con la quale sono rimasto in contatto. Qualche giorno fa, mi ha mandato un messaggio per chiedermi se fossi interessato a raccontare la storia della famiglia Calzati, famosa a Latina per la vendita delle automobili.
Fiorella Zaccagnini mi ha spiegato che suo figlio ha sposato una Calzati, ed ecco un altro intreccio di famiglie storiche della nostra città. Tra l’altro, nei miei appunti, la famiglia Calzati era già inserita nella lista delle storie da raccontare. Fiorella mi ha passato il contatto del suo consuocero, Oscar Calzati, papà della mia cara amica Stefania. Così ho aggiunto un altro tassello alle mie storie.
Alfredo Calzati: la storia delle automobili a Latina
Alfredo Calzati nasce il 9 luglio del 1900, a San Giovanni in Persiceto, nella provincia di Bologna. È terzo di sette figli. Il papà Raffaele fa il capostazione solitario, ovvero il tuttofare nella piccola stazione del paese. La mamma Assunta si occupa dei suoi numerosi figli. Alfredo studia fino alla sesta elementare. Sin da bambino è attratto dal nuovo mondo dei motori e per alcuni anni lavora come garzone in una officina, dove acquisisce una notevole esperienza. Conseguita la patente di guida ha l’intuizione giusta, diventa chauffeur. Molte persone agiate della sua zona acquistano le auto, ma non le sanno guidare. Per viaggiare o fare trasferimenti devono necessariamente rivolgersi a lui.
Nel 1932 ha l’opportunità di andare a lavorare in Africa, nella città di Asmara, in Eritrea, prima colonia del Regno d’Italia, avvenuta nel 1882. Alfredo gestisce nella città africana un’azienda di trasporti. Rientra in Italia nel 1936 e nel suo paese di origine viene nominato commissionario della Fiat. Per il nuovo lavoro entra in collaborazione con i suoi tre fratelli, Alberto, Vittorio e Dario e costituiscono una società. Appena finita la guerra viene informato da un suo compaesano, il signor Zini, fontaniere di Littoria, che a breve apriranno una commissionaria Fiat anche lì.
Alfredo parte subito per conoscere la nuova città, di cui ha già sentito parlare da molti suoi conterranei. L’unico suo concorrente ha l’attività in un garage chiamato Ruspi per il cognome del proprietario. Lì vendono qualche macchina, ma funziona soprattutto da autorimessa. Quella città, che nel frattempo le hanno cambiato nome in Latina, gli piace molto e immagina già il suo grande sviluppo. Le prime volte trova ospitalità dalla famiglia Landuzzi. Alla fine del 1944, l’irriducibile scapolo, si sposa una giovane ragazza, Lina Chiara, emiliana anche lei. Nasce il loro primo figlio Renzo a Persiceto.
Ma ormai il trasferimento è nell’aria. Per Alfredo Latina rappresenta il futuro. Nel 1946 apre, in un piccolo ufficio, la prima commissionaria Fiat di latina a pochi passi dal tribunale, in viale Mazzini. Lo stesso anno nascerà il suo secondo figlio, Oscar. In quel luogo, per lui troppo piccolo, resterà solo pochi mesi, per poi trasferirsi in Piazza del Popolo, in un ufficio più grande, accanto all’albergo Italia, dove c’è anche un piccolo garage per posteggiare le automobili da consegnare. Sopra l’ufficio trova pure l’abitazione. All’inizio degli anni cinquanta gli affari vanno sempre meglio e i sacrifici di Alfredo sono ben ripagati.
Con quello che ha messo da parte, visto l’andamento delle vendite e il fermento che si sta muovendo intorno alle auto, acquista un terreno alle spalle della palazzina dell’Enel, sulla circonvallazione in viale XVIII Dicembre, e costruisce nel 1954 un capannone industriale progettato dall’architetto Pier Luigi nervi. Nel 1956 c’è la grande novità in casa Fiat, nasce la macchina per il popolo, la Fiat 600, che cambierà la vita agli italiani. Per Alfredo si preannunciano tempi rosei, tutto sembra andare a gonfie vele, ma nel suo paese natale sta accadendo qualcosa di irreparabile.
Con i suoi fratelli non si è mai separato, sono in società. Loro gestiscono la commissionaria a San Giovanni in Persiceto e lui quella di Latina. Purtroppo, a causa della cattiva gestione, i tre fratelli provocano un disastroso dissesto finanziario che trascina nell’oblio la brillante gestione di Alfredo. Per fortuna viene richiesta e concessa l’amministrazione controllata dal tribunale di Bologna, da cui emerge la sana e corretta gestione di Alfredo. In virtù di questo, per facilitare il proseguimento della società, nel 1958, viene ammesso il subentro di un socio finanziatore, il suo amico e primo sindaco di Latina, Fernando Bassoli.
Nasce la VARAL e la ICAR
La nuova società tra Calzati e Bassoli viene chiamata VARAL (Vendita Automobili Ricambi Latina). Nel 1968, purtroppo, Alfredo si ammala gravemente, morirà dopo quindici giorni di grande sofferenza. I due figli, Renzo e Oscar, che hanno solo ventidue e ventitré anni, chiedono alla sede centrale Fiat di Torino, di essere nominati a loro volta commissionari di Latina. La giovane età non gioca a loro favore, ma la stima dei vertici Fiat per Alfredo era molto alta e quindi cercano di trovare una soluzione.
Alla fine la Fiat tende la mano ai due ragazzi, ma è necessario inserire nella compagine societaria un socio. Ad accettare sarà Domenico Donati, direttore generale di una grossa commissionaria Fiat romana. Nasce così la ICAR (Industria Costruzioni Auto Ricambi). la sede e l’autosalone viene inaugurato il 14 ottobre del 1968, in viale XXI Aprile, al piano terra di un nuovo palazzo che da quel momento verrà chiamato palazzo Fiat. I fratelli Calzati nel 1972 apriranno la seconda commissionaria Fiat, a Borgo Piave e, nel 1976, alle spalle della nuova sede, quella dei veicoli industriali Iveco, sempre del gruppo Fiat, in seguito ceduta nel 1998.
Nel 1977 cambiano le regole di vendita: le commissionarie vengono trasformate in concessionarie. Rapporto molto più impegnativo per gli autosaloni che devono acquistare le automobili per rivenderle, contro il precedente contratto di conto deposito. Ma i fratelli Calzati ormai sono una grande realtà e si adeguano senza problemi alle nuove regole. Nella metà degli anni ottanta chiudono la concessionaria di viale XXI Aprile, per concentrare le forze nella grande sede di Borgo Piave. Il connubio tra i Calzati e la grande casa torinese durerà più di mezzo secolo. Nel 2001 la decisione di lasciare la Fiat per nuovi orizzonti.
Non deve essere stata semplice la decisione di Renzo e Oscar, ma l’amore per la Fiat si era già incrinato da tempo, dagli anni ottanta. I nuovi dirigenti ebbero la sconclusionata idea di dare il mandato di vendita a più concessionarie nella zona, pensando di aumentare il fatturato, cosa che non avvenne. Abbandonata la Fiat, nella concessionaria di Borgo Piave arriveranno, in ordine cronologico, i marchi: Renault, Dacia, Audi, Peugeot e Volvo.
L’incontro con Oscar Calzati
L’appuntamento con Oscar è al bar Mimì. Mentre ci accomodiamo nella saletta, incrociamo Bruno Perrelli, sempre presente nel suo bar. I due si conoscono bene, ma credo non si vedano da molto tempo. Ed è bello vedere l’incontro di persone della Latina di una volta in cui ci conoscevamo un po’ tutti. Essere l’artefice di questi incontri mi fa immenso piacere.
Oscar, suo papà è venuto a mancare quando lei e suo fratello eravate molto giovani, oltre al dolore, non deve essere stato semplice proseguire l’attività.
“Diciamo che abbiamo dovuto applicare in fretta gli insegnamenti di nostro padre. Essendo molto maturo, aveva pensato bene di prepararci alla vita. Si era sposato tardi, con mia mamma aveva diciotto anni di differenza”
Sono passati quasi sessant’anni dalla sua morte, cosa ricorda della sua personalità?
“Era un uomo molto carismatico, per tutti era Sor Alfredo. Era rispettato anche per la sua umanità. È stato un grande venditore. Aveva un’empatia innata, tipica degli emiliani. I suoi grandi amici erano, per la maggior parte, proprio emiliani, molti del suo paese di origine. Tra loro c’era affiatamento e a volte si aiutavano concretamente. Era una vera comunità”
Oltre l’amicizia con Stefania, la figlia di Oscar, mi lega alla famiglia Calzati un ricordo indelebile della mia giovinezza: la prima automobile che mi comprò mio padre alla ICAR, dopo aver conseguito la patente di guida. Era una Fiat Ritmo 65 bianca, di cui ricordo ancora la targa LT 212891.