Che a Littoria, poi divenuta Latina, siano arrivati da ogni parte d’Italia è cosa risaputa. Nei miei circa trecento racconti, ho conosciuto paesi che non avevo mai sentito nominare, situati nelle zone più disparate dello Stivale, per me è stato un vero ripasso geografico. Ma in questa ultima storia sono rimasto stupito, perché la famiglia di cui sto per raccontarvi arrivò dalla Turchia, da Istanbul. Si tratta della famiglia Lepori. Vi narrerò di Vittorio, ma anche dei suoi fratelli Alberto e Gianni. Imprenditori che hanno lasciato un segno più che tangibile nella nostra città.
Stavo ascoltando la radio, parlavano del Giubileo 2025 e dei 33 milioni di turisti che arriveranno a Roma. Magari qualcuno capiterà dalle nostre parti, e ho pensato agli alberghi di Latina. Tra quelli storici, mi sono tornati in mente: il Bellavista, vicino i giardinetti, l’Hotel Europa, il Park Hotel e l’Hotel Garden. Ho già raccontato dei primi due, mancano il terzo e il quarto. Ho scelto il terzo perché conosco la proprietaria, Simona Lepori. Con i mezzi che ci sono oggi, in un attimo l’ho contattata.
Non avendo il suo numero ho provato su Messenger: “Ciao Simona, vorrei raccontare di tuo papà e della sua famiglia. Ti andrebbe?” La risposta è arrivata dopo dopo qualche minuto: “Ciao Emilio, ma che bello! Mi hai commossa! Certo che sì, mi va tantissimo. Ti lascio il mio numero”. Ed eccomi qui a raccontare di suo papà Vittorio, ma anche della sua numerosa e bella famiglia.
La storia di Vittorio Lepori e della sua famiglia, arrivata da Istanbul
Vittorio Lepori nasce a Littoria il 19 giugno del 1942, quarto di cinque figli, ultimo dei maschi. Il papà Nicola lavora in banca e la mamma, Jannette Aperghis, è insegnante. Nicola e Jannette vivono in Turchia, a Istanbul, lui è di origine italiana e lei di origine greca. Nel 1933, a causa della situazione politica, decidono di lasciare la Turchia per trasferirsi in Italia, a Pisa: città di origine dei genitori di Nicola. Parlando perfettamente sette lingue, Nicola verrà subito assunto in banca, ma quel lavoro proprio non lo l’appassiona. Jannette invece, dovrà cambiare nome e cognome, perché il Duce non vuole nomi stranieri: si chiamerà Giovanna Aperio.
Da alcuni amici viene a sapere che la nuova città di Littoria diverrà provincia e cercano personale qualificato per la neoamministrazione che si insedierà nel Palazzo del Governo, che sta per essere ultimato. Nicola farà domanda per quel lavoro. Intanto a Pisa nasce il loro primo figlio, Alberto. Finalmente, nel 1935, verrà chiamato per ricoprire il ruolo di ragioniere nell’Amministrazione Provinciale di Littoria dove nasceranno gli altri quattro figli. Giovanni, Maria Teresa, Vittorio e Graziella. Giovanna, invece, nella nuova città farà l’insegnante.
Nel frattempo, finisce la guerra e si cerca di tornare alla normalità. Vittorio è un bambino vivace, il più vivace dei figli, tanto che Nicola decide di iscriverlo alle scuole elementari a cinque anni, e lo farà terminare in quarta per iscriverlo alle suole medie. Ma pretende troppo da quel figlio così vispo, però non pronto per le scuole medie a nove anni. I due anni guadagnati li perderà con due bocciature.
Giovanna, invece, insegna francese, ma non potrà più farlo: il titolo conseguito in Turchia non glielo consente. Sotto consiglio del preside, cambierà materia: insegnerà applicazioni tecniche nella scuola media Alessandro Volta.
Vittorio, seguendo le orme dei suoi fratelli, Alberto e Gianni, si iscriverà all’Istituto Tecnico per Geometri al Vittorio Veneto. Nel 1960, alla festa delle matricole universitarie, Vittorio, ancora sedicenne, conosce Anna Maria Camilli, una ragazza coetanea originaria di Priverno. La festa culmina con un tè danzante al cinema Dell’Aquila (Oggi palazzo Feltrinelli).
Nell’ultimo ballo invita Anna Maria, ma lei vorrebbe un ragazzo più grande. Vittorio però non mollerà. Ottenuta la maturità vorrebbe iniziare a lavorare, ma l’arrivo della cartolina per assolvere l’obbligo della leva militare glielo impedisce. Da Roma verrà inviato a Udine. Finito il periodo della naia, inizierà a collaborare con i fratelli, pure loro geometri. Lavorano per grosse aziende che costruiscono strade, ponti, gallerie nella zona di Cassino e Sora. Una di quelle aziende è dei Pontello, famosa famiglia fiorentina.
Nel 1966 Anna Maria cede alle lusinghe di Vittorio e convolano a nozze. Avranno tre figli: Luca, Simona e Claudio. Nel frattempo, Alberto, Gianni e Vittorio, aprono uno studio tecnico a Latina per dedicarsi, oltre alle opere pubbliche, anche all’edilizia privata, perché la città è in forte sviluppo. Saranno incaricati, come direttori dei lavori, in diversi cantieri. Per comodità dei costruttori verranno pagati, in parte in denaro e l’altra con degli immobili che poi faranno confluire in un’unica società immobiliare.
La nascita del Park Hotel e di Telelazio
Nel 1971 decidono di costruire in proprio un albergo con annesso un centro sportivo. Lo chiameranno Park Hotel. Una volta terminato verrà dato in gestione. Nel 1975, la geniale intuizione di Alberto, aiutato da Vittorio, di fondare una delle prime televisioni private d’Italia, Telelazio. La mossa vincente sarà quella di coinvolgere il giornalista Maurizio Grandi che con il suo modo di condurre il telegiornale, farà scuola. Aggiungendo i contenuti degli altri bravi giornalisti, Telelazio sarà premiata tra le migliori dieci emittenti private italiane. Da tenere conto pure delle prime televendite del grande Stefano Midiri.
Alla fine degli anni Ottanta i tre fratelli decidono di comune accordo di dividersi il loro patrimonio e andare ognuno per la propria strada, ma sempre legati da un profondo affetto. Alberto decide di tenere Telelazio, Gianni le consulenze tecniche per il Comune e per i privati, Vittorio il Park Hotel.
Vittorio, dopo la scissione con i suoi due fratelli, si dedicherà a diverse attività. Come consulente tecnico e direzione dei lavori, partecipa alla costruzione del primo centro commerciale di Latina, il Morbella. Idea nata dopo alcuni viaggi in Nord Europa, in particolare in Svezia. Nel 1989 il centro commerciale verrà inaugurato e Vittorio con altri soci, apriranno un punto vendita COIN.
Gli uffici di quel grande negozio diverranno il suo quartier generale. In seguito, aprirà, sempre al Morbella, il bar Antares che andrà molto di moda negli anni Novanta. Con l’aiuto dei suoi figli la gestione del bar sarà solo sua. Intanto chi gestisce il Park Hotel ha gravi problemi economici e così Vittorio decide di prendere in mano la situazione e riappropriarsi dell’albergo. Coinvolge i figli e li mette davanti a una scelta: quella di fare gli albergatori oppure altro. Luca, Simona e Claudio pur non conoscendo il mestiere accetteranno la sfida.
La proprietà della COIN, soddisfatta della gestione capitanata da Vittorio, deciderà di affidargli il rilancio del punto vendita di Pescara. L’esperienza pescarese durerà quattro anni. Vittorio avrà anche un’esperienza politica, quando il suo amico Stefano Zappalà,nel 2002, diverrà sindaco di Pomezia: lo chiamerà per svolgere il ruolo di assessore alle Attività Produttive e Turismo. Nel 2019 Vittorio Lepori si ammalerà: morirà un anno dopo, il 21 giugno del 2020.
L’incontro con Simona e Luca Lepori al Park Hotel
Ho un ricordo indelebile del Park Hotel. Era gennaio del 1979 e i giocatori del Milan pranzarono nel ristorante dell’hotel. Tra quei giocatori il mio idolo, Gianni Rivera, che mi chiese di passargli il paltò. Conservo ancora il suo autografo e quello del giovanissimo Franco Baresi. Dopo questo mio bel ricordo, l’intervista a Simona e Luca Lepori.
Simona, dal vostro racconto, i fratelli Lepori sono stati molto uniti. Questa unione continua ad esserlo ancora oggi con la vostra generazione?
“Assolutamente sì, abbiamo con i nostri cugini un gruppo di famiglia su WhatsApp”
Luca, Telelazio che fine ha fatto?
“Su Telelazio c’è un aneddoto significativo: mio zio Alberto, che era il presidente, ricevette una telefonata da Milano. Berlusconi era interessato all’emittente, ma a quei tempi era un illustre sconosciuto. Gli offrirono un bel gruzzolo, ma mio zio non ne volle sapere. Poi, dopo tanti anni, nel 1999, la proposta arrivò dai preti e mio zio accettò”
E invece il bar Antares e la COIN?
“Il bar Antares mio padre l’ha ceduto nel momento d’oro. Noi non eravamo d’accordo, ma lui diceva che le aziende si vendono quando sono al massimo e come sempre aveva ragione, per la COIN andò diversamente. Il gruppo nazionale entrò in crisi, e mio padre con i suoi soci decisero di chiudere il punto vendita nel 2009”
Cosa vi ha insegnato?
“A essere coraggiosi e l’arte di arrangiarsi. Anche i suoi errori li prendeva con filosofia, diceva <<solo alla morte non c’è rimedio>> “
Simona, come è andata la storia dell’albergo?
“Mio padre una mattina ci ha chiesto se volessimo fare gli albergatori. Il Park Hotel lo aveva tutto rimodernato e ampliato sotto la sua supervisione. Per decidere abbiamo avuto pochissimo tempo. Una volta decisi ha detto: <<Bene! Da oggi pagherete il mutuo che ho dovuto accendere per sistemarlo>>. Era un modo per farci comprendere i sacrifici e per tenerci uniti. E così sono passati trent’anni e siamo ancora qui”
Quando sei stata nominata assessora al commercio nella giunta Coletta nel 2020, cosa ti ha detto tuo papà?
“Mi ha detto solo che era un’esperienza che dovevo fare. Purtroppo, dopo quattro mesi è venuto a mancare”
Vi ho raccontato di una poliedrica famiglia di imprenditori che hanno lasciato un segno profondo nella nostra città. Ringrazio Graziella Lepori, per la ricostruzione storica dei suoi genitori arrivati dalla Turchia.
Una curiosità: I fratelli di Vittorio, Alberto e Gianni sposarono due sorelle, Silvia e Giulia Mascetti e hanno avuto rispettivamente quattro e due figli: Marco, Nicola, Andrea, Giancarlo, Roberta e Fabio.