Littoria poi divenuta Latina ha avuto la fortuna di avere menti eccelse nel campo medico, unite a una grande dose di umanità. La nuova città, dopo la bonifica, stava uscendo dal flagello della malaria, ma non era ancora del tutto sconfitta. Considerando poi l’arrivo in massa dei migranti dal nordest e dal resto d’Italia, i medici furono costretti a lavorare notte e giorno. Necessariamente si dovettero occupare di tutte le problematiche dei pazienti, acquisendo esperienza in ogni campo medico. Credo che la medicina, la nostra città, l’abbia nel Dna, ereditata proprio da quei grandi medici. Oggi, nonostante i vari problemi di sanità, abbiamo il reparto cardiologico dell’ospedale Santa Maria Goretti tra i migliori d’Italia, ed è annoverato dalla prestigiosa rivista statunitense Newsweek. Quell’eredità l’ha ricevuta in dono anche Italo Tempera, il ricercatore di Latina di fama internazionale che da oltre vent’anni vive e lavora a Filadelfia.
I primi medici della nostra città hanno lasciato un segno profondo della loro professionalità, ma anche della loro grande umanità. Il primo ad arrivare fu il dottor Vincenzo Rossetti ancor prima della bonifica integrale. Arrivò nel 1926, nel centro antimalarico del Quadrato, primo insediamento urbano, dove poi venne fondata la città di Littoria.
In seguito arrivarono i primi medici condotti: il dottor Vito Fabiano e il dottor Bernardo Borretti. Per l’ospedale, invece, uno dei primi fu il dottor Pio Zaccagnini, l’unico, tra quelli citati, a cui non hanno ancora intitolato nulla, come nulla hanno dedicato alla prima ostetrica della città, Maria Cocco, che fece nascere migliaia e migliaia di bambini in quarant’anni di professione.
Tutte persone indimenticabili per il loro lato umano e professionale. Anche nel periodo nefasto della guerra non abbandonarono il territorio. Rischiarono la propria vita per andare nelle campagne dell’Agro Pontino a curare i malati. A volte portavano pure i viveri necessari per le famiglie economicamente più disagiate. Tra l’altro, i tedeschi erano a caccia di medici e infermieri per curare i soldati feriti in battaglia. Medici straordinari che hanno lasciato un’eredità professionale importante.
Per questo credo che Latina abbia la medicina nel Dna. Di poco tempo fa la notizia che il reparto di cardiologia, dell’ospedale Santa Maria Goretti, in particolare l’UTIC (Unità di Terapia Intensiva Cardiologica), per la cura dell’infarto, è primo in Italia e tra i primi d’Europa. Ma dietro tutto ciò ci sono sempre le persone, quindi medici e personale sanitario eccellenti che fanno un grande lavoro di squadra.
Latina continua a produrre eccellenze anche nel campo della ricerca. Personalità assolutamente da raccontare, come il ricercatore Italo Tempera che si occupa di tumori. Italo l’ho conosciuto attraversi i social, poi la mia amica Emanuela Gasbarroni, mi ha dato il contatto e sono riuscito a incontrarlo due giorni prima che ritornasse in America.
La storia di Italo Tempera da Latina a Filadelfia
Italo Tempera nasce il 16 marzo del 1977 a Velletri, in provincia di Roma. Secondo di due figli, la prima è Lidia. Il papà, Armando, ha una macelleria in via Enrico Toti. La mamma Antonietta aiuta il marito. Armando proviene da una famiglia storica delle case popolari di Latina, arrivata da Roma negli anni Trenta. Antonietta invece è di origine campane, dalla zona del beneventano. Italo è un bambino molto vispo a cui piace studiare. Frequenterà le elementari e poi le scuole medie al Preziosissimo Sangue, dalle suore dell’ Immacolata.
Oltre che studiare, ha la passione per il calcio. Da ragazzino gioca con i pulcini del Latina. Giocherà fino ad arrivare in Promozione con la Setina. Dopo aver frequentato le superiori al Liceo Classico Dante Alighieri di Latina, dove sarà anche rappresentante d’istituto, si iscrive alla facoltà di Biologia all’università La Sapienza di Roma. Purtroppo con l’obbligo di frequenza sarà costretto ad abbandonare il calcio. Nel 2003 consegue la laurea e inizia il dottorato di ricerca in biochimica.
Nel 2006 ha l’opportunità di fare esperienza come ricercatore negli Stati Uniti, a Filadelfia, ma è solo per un paio di mesi. Alla scadenza i suoi professori gli consigliano di rimanere in America, perché in Italia ci sono poche opportunità lavorative, mentre i fondi governativi americani sono molto elevati per la ricerca. Così decide di rimanere a Filadelfia e continuare gli studi per diventare professore. Contemporaneamente, però, lavora su un progetto di ricerca per scoprire come un virus possa causare i linfomi (tumori del sangue).
Oltre allo studio e al suo lavoro, ama anche divertirsi. Nel 2007 a una festa di Halloween, conosce una ragazza americana, Jennifer, che sposerà a Latina nella chiesa dell’Immacolata con rito interreligioso, in quanto lei di fede protestante. Dalla loro unione nasceranno Emilio e Caterina che avranno doppia nazionalità, con passaporto italiano e americano.
Nel frattempo, nello staff, si iniziano a raggiungere dei buoni risultati. Dopo cinque anni vince una considerevole borsa di studio, nell’istituto in cui lavora, il The Wistar Institute, importante centro di ricerca tumori. Per il meccanismo americano deve cambiare università: andrà alla Temple University, sempre a Filadelfia e sempre specializzata nella ricerca tumorale. Diviene così professore universitario e ricercatore leader. Con il suo staff lavorerà per sei anni.
Nel 2014 vince il Premio Campese per la ricerca sulle leucemie. Il prestigioso riconoscimento gli verrà assegnato nella sede dell’Ambasciata d’Italia, a Washington, che ospita il meeting annuale dell’Italian Scientists and Scholars of North America Foundation, il maggiore network di studiosi e ricercatori italiani in Nord America. Nel 2020 decide di tornare al vecchio istituto, in cui ha iniziato il suo percorso di ricerca.
Nello stesso anno scopre, con il suo nuovo gruppo di lavoro, una possibile cura contro i linfomi. Grazie a questa scoperta, il governo federale americano erogherà un importante finanziamento. Inoltre scopre che con la stessa cura si ottengono ottimi risultati per i tumori gastrici. Per il momento la sperimentazione sta avvenendo solo sugli animali, ma presto potrebbe essere pronto anche per gli uomini.
Un cenno storico sui nonni di Italo
Il nonno materno, Pasquale Damiano, arriva a Latina subito dopo la guerra, da un paesino della provincia di Benevento. Acquista un pezzo di terra dove coltiva verdura e ortaggi e li vende sul suo banco al mercato coperto. Invece suo nonno paterno, Adriano Tempera è giunto nel 1931 da Roma, insieme ai suoi genitori che gestiscono una mensa per gli operai che lavorano per la bonifica dell’Agro Pontino. Dopo la guerra farà lo sminatore in giro per l’Italia. Lavorerà poi nel caseificio Mandara e infine nella mensa dell’Istituto Agrario San Benedetto.
La nonna materna, Rufina, lavora anche lei al banco al mercato coperto con il marito Pasquale, mentre la nonna paterna, Lidia, nella tipografia Ferrazza. Subito dopo la guerra lavorerà al tabacchificio per poi dedicarsi esclusivamente alla famiglia.
L’incontro con Italo Tempera, sempre innamorato di Latina
Ho incontrato Italo Tempera al Turi Rizzo, lo immaginavo più anziano per il suo curriculum, invece mi trovo un giovane quarantottenne, innamorato della sua città e questo me lo rende ancora più simpatico. Poi mi dice che segue sempre i miei racconti dall’America e mi fa sentire un poco internazionale.
Italo, torni spesso a Latina?
“Quando il lavoro e la scuola dei miei figli me lo consentono”
E cosa rappresenta per te?
“Rappresenta la mia città, casa mia. Quando mi chiedono da dove provengo rispondo sempre con orgoglio di essere di Latina. Pensa che nel mio studio ho un quadro di Luciano Cisi che raffigura la città”
E per i tuoi figli?
“I miei figli mi chiedono sempre di partire per Latina. Per loro non è una seconda casa, è casa come lo è Filadelfia. Poi parlano correttamente sia l’italiano che l’inglese. Tra l’altro a mio figlio piace il calcio e tifa Latina”
A proposito di Filadelfia, raccontami la differenza con Latina
“Sono due mondi diversi: mi piacciono i ritmi più lenti che viviamo qui, mentre a Filadelfia è tutto più frenetico. Le città americane non si fermano mai”
Bella Latina nel mondo, ed è bello percepire dalle persone che vivono lontano quel senso di appartenenza che noi, pur vivendoci, sentiamo poco. Italo Tempera ha ricevuto, nel 2023, una targa di merito dalla Sindaca di Latina Matilde Celentano. Direi, meritatissima. Tutti ci auguriamo che Italo raggiunga tanti altri traguardi sulle cure tumorali.