Quando scrivo le storie la prima cosa a cui penso è il titolo, che dovrebbe sintetizzare il racconto. Il 7 giugno scorso ho scritto quella dell’ex bomber del Latina calcio Gianfranco Mannarelli. Era un po’ che pensavo di raccontarlo e quindi il titolo mi frullava in testa da almeno un anno. Non era altro che un coro che cantavano i tifosi quando Gianfranco si accingeva a tirare un calcio di punizione o un tiro da fuori area. Il suo tiro era micidiale e quando gonfiava la porta, lo stadio esplodeva di gioia… ma Facebook non riesce a capirlo.
Quando il 7 giugno scorso ho raccontato la storia dell’ex bomber del Latina calcio, Gianfranco Mannarelli, mi è venuto spontaneo questo titolo: <<Gianfranco Mannarelli “Mannagol mannagol tira la bomba tira la bomba”>> questo era il coro dei tifosi verso il loro beniamino quando si apprestava a calciare il suo micidiale tiro. Chiaramente le bombe del nostro “Mannagol” facevano male solo agli avversari, non come quelle che tirano ogni giorno in Medioriente o in Ucraina, causando morte e distruzione.
Le bombe che tirava Mannarelli facevano esplodere lo stadio, ma solo di gioia. Bastava guardare la foto di copertina o entrare nell’articolo, per capire a cosa mi riferissi con quel titolo. Insomma, da quel giorno Facebook non mi ha dato più tregua. Mi ha scritto: “La nostra tecnologia ha mostrato che questo post è simile ad altri che violano i nostri standard della community in materia di contenuti forti e violenti” Aggiungendo: “Non consentiamo alle persone su Facebook di condividere contenuti che mostrano violenza esplicita”.
Quell’articolo l’avevo postato sul mio profilo, ma anche nei vari gruppi Facebook. Quindi la comunicazione l’ho ricevuta moltiplicata, come l’ha ricevuta Gianfranco Mannarelli che aveva condiviso il mio racconto. In verità, il Social in questione dava l’opportunità di spiegare, in via telematica, le proprie ragioni: il tutto sarebbe stato vagliato da un gruppo di esperti. Fin qui tutto bene; ho espresso le mie ragioni e dopo circa una giornata, hanno riposizionato il mio post, chiedendo scusa.
Bene, anzi, male: sono passati ormai cinque mesi e Facebook è tornato all’attacco di quel post, facendo la stessa manfrina sulle bombe di Mannarelli. Ho seguito nuovamente l’iter, ma niente da fare: ho rinunciato a spiegare agli “esperti” che c’è un evidente errore di valutazione.
Non so quale tecnologia digitale usi Facebook, per controllare i post pubblicati, ma se dovesse trattarsi dell’Intelligenza Artificiale, di cui tanto si parla, beh, sarebbe preoccupante.