Quando a Latina chiude un’attività storica mi si stringe il cuore. Dietro quell’insegna c’è sempre una storia. Una storia umana di lavoro, di sacrifici, ma anche di successi. Ho provato sulla mia pelle, cosa vuol dire chiudere un’attività dopo settant’anni di vita. Per questo in ogni chiusura mi immedesimo in quelle sensazioni, a volte di tristezza e in altre di liberazione. Negli ultimi anni hanno chiuso i battenti diverse attività storiche, alcune nate negli anni Trenta, agli albori della nostra città. Per quanto mi sia possibile cerco di raccontarle un po’ tutte, anche per non mandarle nel dimenticatoio dove, inevitabilmente, cadrebbero nelle mani del tempo che fugge. L’ultima è una gioielleria, nata nel 1939 da un maestro orologiaio: il friulano Ettore Orlando, chiusa il 30 settembre scorso.
Fare una mappa delle attività storiche di Latina ormai sparite è un pallino che ho da anni. In alcune città lo hanno già fatto con delle targhe. Da noi sarebbe ancora più facile, grazie alla giovane età della nostra città. Abbiamo persone anziane che ricordano perfettamente le prime attività, quando Latina si chiamava ancora Littoria.
Conservare la memoria storica, senz’altro unisce e tramanda i ricordi: credo sia importante per una comunità “giovane” come la nostra. Ora che ci avviciniamo al centenario della città, sarebbe bello realizzare delle memorie visive e affiggerle sugli edifici storici e di fondazione. Occorrerebbe solo un po’ di volontà da parte dell’amministrazione comunale o dalla nascente Fondazione per Latina 100, divenuta ormai legge un paio di mesi fa.
Purtroppo a Latina, come nel resto d’Italia, continuano a chiudere le attività storiche, sia per mancanza di ricambio generazionale e sia per gli inevitabili cambiamenti che il commercio sta subendo in questi ultimi anni. Ma veniamo al racconto di oggi, che narra proprio di un negozio storico che ha abbassato la serranda, definitivamente, il 30 settembre scorso.
Qualche giorno fa ho ricevuto questo messaggio <<Buonasera Emilio. Ho apprezzato i tuoi servizi che raccontano con passione la storia e le persone che hanno vissuto a Latina dal dopo guerra ad oggi. Se può interessarti volevo segnalarti, purtroppo, la chiusura dell’attività di Orologeria/Gioielleria della mia famiglia, avviata da mio nonno Ettore Orlando, insieme alla moglie Angelina Tarnold. Nel caso fossi interessato, alla storia dell’attività, non esitare a contattarmi, ti farò raccontare da mio padre la sua storia>> firmato Pietro Orlando.
Io che sono sempre a caccia di storie della mia città, non potevo ignorare questo messaggio. Ho chiamato Pietro e mi ha combinato l’incontro con suo padre, Primo, che mi ha raccontato la storia della sua famiglia. Tutto ebbe inizio da suo nonno Pietro e da sua nonna Maria Teresa…
La storia di Ettore Orlando, tra i primi orologiai di Littoria
Ettore Orlando nasce il 30 agosto del 1913 a Dörverden, un paesino della Bassa Sassonia. Secondo di quattro figli. Il padre, Pietro emigra nel 1910 insieme alla moglie Maria Teresa, nel piccolo paese tedesco, per cercare lavoro. Sarà assunto come interprete in un campo di aviazione.
Durante il periodo della Prima guerra mondiale il primo e il terzo figlio, Dante e Primo, si ammaleranno e moriranno entrambi di nefrite. Le due tragedie indurranno Pietro e Maria Teresa a tornare in Italia, nel loro paese di nascita, ad Anduins, frazione del comune di Vito d’Asio, in provincia di Udine (Oggi provincia di Pordenone) in Friuli-Venezia Giulia. Lì, la famiglia di Pietro, possiede diversi terreni e abitazioni. Tornerà a fare l’agricoltore suo malgrado, ma sarà allietato dalla nascita di Anna, sua quarta figlia.
Ettore è un bambino volenteroso, studia fino alla sesta elementare e poi si diploma in tecnica di disegno. Durante il periodo scolastico, i momenti liberi li passa nella bottega dell’orologiaio del paese, amico di famiglia, che sarà anche suo padrino di cresima. In quella bottega si appassionerà a quel mestiere. Dopo il diploma, non trovando lavoro nel settore edile, sarà costretto ad aiutare il padre in campagna e quando può aiuta il suo padrino a riparare orologi.
Angelina Tarnold
Per la famiglia Orlando, gli anni Trenta saranno segnati da diversi eventi, alcuni tragici. Un fratello di Pietro, si gioca al casinò di Venezia metà del patrimonio di famiglia. Dopo averlo perso si suicida in una delle calle della città lagunare. Quel poco che rimane del patrimonio verrà diviso tra i fratelli rimasti. Pietro per la vergogna si trasferisce a Fossalto di Porto Gruaro, in provincia di Venezia. Darà un acconto per l’acquisto di una casa, e per la rimanenza dovrà trovare il modo di racimolare il denaro necessario.
Littoria 1939: Pietro Orlando, il figlio Ettore con la sua futura sposa Angelina Tarnold
Per mancanza di prospettive lavorative, nel 1935, si trasferisce a Littoria con la moglie Maria Teresa e i due figli, Ettore e Anna. L’Agro Pontino è l’unico luogo, in Italia, dove poter trovare lavoro per pagare la rimanenza di quella agognata casa. Le prime notti dormiranno nel podere della famiglia Drusin, al Piccarello, ma dopo tre giorni riusciranno a trovare una sistemazione nella vicina Cisterna di Littoria. Pietro, trova lavoro come muratore e si specializza nella costruzione di forni in muratura all’interno delle case poderali.
Latina 1947: prima bottega in via Filippo Corridoni di Ettore Orlando
Ettore, grazie al suo diploma, verrà assunto da una grande ditta edile che sta costruendo varie palazzine nel centro di Littoria. Ogni mattina parte per i vari cantieri con una moto Bianchi, messa a disposizione dalla ditta per cui lavora. Ma nel 1939, per mancanza di benzina a causa della forte depressione economica nazionale, dovuta anche all’alleanza con la Germania che presto porterà alla Seconda guerra mondiale, sarà costretto ad andare in bicicletta fino al cantiere di Torre Astura, dove stanno costruendo gli argini del fiume.
Littoria primi anni '40: Ettore con Angelina Tornold e la bimba Maria Teresa venuta a mancare a soli tre anni
Stanco di pedalare trova uno spazio in un piccolo alimentari, in via Filippo Corridoni accanto alle case popolari. La strada non è ancora asfaltata, ma è a pochi metri dalla circonvallazione. Con accanto il barbiere Lenzini e il forno di Giuseppe Pedà. Su un minuscolo banchetto inizia a riparare orologi, sua grande passione giovanile. In quel periodo conosce Angelina Tarnold, anche lei friulana e, il 31 dicembre del 1939, si sposeranno. Nasceranno Maria Teresa, morta a soli tre anni, poi Maria Teresa, chiamata come la prima figlia, e in ultimo Primo.
1967 negozio in viale V.Veneto
2002 negozio ristrutturato
Dopo la guerra, nel 1947, otterrà la licenza di commercio e rileverà il piccolo alimentari per farne una bottega orafa. Oltre a riparare orologi, vende anche gioielli. La bottega è talmente piccola che non ha neanche i servizi igienici. Così, nel 1967, acquista un negozio un po’ più grande, in viale Vittorio Veneto, vicino l’incrocio di via Emanuele Filiberto accanto all’officina di biciclette di Radames Govoni. Su quella strada le cose andranno decisamente meglio.
Angelina Tarnold all'interno della gioielleria
2002 la famiglia Orlando al completo in occasione della ristrutturazione della gioielleria
Dieci anni dopo Ettore morirà. A seguire l’attività saranno la moglie Angelina con il figlio Primo, ormai anch’egli esperto orologiaio, grazie agli insegnamenti di suo papà. In seguito, ad aiutare Primo ci saranno la moglie Vanda Ceron e la figlia Isabella. Angelina lavorerà in gioielleria fino a novant’anni, morirà pochi anni dopo. Il 30 settembre di quest’anno, 2024, la decisione di chiudere definitivamente l’attività.
Primo Orlando con la moglie Vanda Ceron
L’incontro con l’orologiaio Primo Orlando
Incontro Primo Orlando, grazie al figlio Pietro che mi ha combinato l’appuntamento. Con lui c’è anche suo nipote Riccardo che si sta per laureare in Art Direction, Advertising e Grafic Design. Nella sua tesi sta coinvolgendo anche il nonno Primo che sarà coprotagonista insieme al made in Italy, ovvero, come ha visto e vissuto il made in Italy nelle varie epoche. Comunque è bello vedere nonni e nipoti interagire: l’incontro e confronto tra passato e futuro.
Primo, toglimi una curiosità, tuo nonno è poi riuscito a pagare quella casa in provincia di Venezia?
“Sì, riuscì a pagarla quasi subito, grazie al lavoro trovato a Littoria. Poi l’abbiamo venduta nei primi anni Settanta”
Tu quando hai iniziato a lavorare con tuo papà?
“Iniziai nei primi anni Sessanta, subito dopo la terza media. All’inizio gli orologi li rompevo, poi dopo gli insegnamenti di mio padre e i corsi organizzati dalla Omega, imparai anch’io a riparare orologi”
Con lui andavi d’accordo?
“Andavamo molto d’accordo, considera che il negozio era molto piccolo, e quindi non sarei potuto rimanere se non fossimo andati d’accordo”
Qualcosa di tua mamma?
“Mia mamma è stata una grande lavoratrice, ha aiutato sempre mio padre. Era innamorata della gioielleria, tanto da rimanerci a lavorare fino a novant’anni”
Tuo figlio non ne ha proprio voluto sapere di riparare orologi?
“Pietro ha scelto un’altra professione, è in polizia e lavora alla scientifica. Ma è giusto che sia così: ognuno dovrebbe avere l’opportunità di scegliere il lavoro che più gli aggrada”
Teresa, Ettore, Angelina e Primo
Primo ha chiuso la sua gioielleria poco più di un mese fa, dovrebbe sentirsi dispiaciuto e triste; invece, ho trovato una persona soddisfatta della propria vita, senza rimpianti e con una gran voglia di raccontare. Nella nostra chiacchierata ho provato un pizzico di emozione, quando mi ha detto che conosceva mio nonno, mio padre e tutta la mia famiglia. D’altronde, Primo appartiene alla prima generazione nata a Latina, subito dopo la guerra, dove tutti si conoscevano.
(Nella foto di copertina Ettore Orlando con il figlio Primo)