Quando chiude un negozio storico, mi si stringe il cuore. Il tempo passa inesorabile, portando via con sé tradizioni, storie e legami che sembravano immutabili. Ogni angolo di quel luogo custodisce memorie, non solo di chi lo ha gestito, ma anche di chi lo ha frequentato per anni, creando una sorta di comunità. La sua chiusura segna la fine di un’epoca che lascia un vuoto difficile da colmare. Negli ultimi anni, a Latina, hanno chiuso diverse attività storiche e io so bene cosa vuol dire lasciarsi alle spalle decenni di lavoro: lo sanno bene anche Carlo ed Ettore Rocco, i due fratelli che, dopo sessantacinque anni, alla fine di gennaio, chiuderanno il proprio negozio di generi alimentari.
Grande distribuzione e Internet hanno dato il colpo di grazia a tanti piccoli commercianti, ma molti continuano a lottare con passione. Chi oggi gestisce piccole attività è da considerarsi un eroe del nostro tempo, perché rimanere fedeli alla propria identità è un atto di coraggio e di amore per il proprio lavoro e per la collettività, in un mondo sempre più digitalizzato e dominato dai grandi colossi.
In questi ultimi anni ho visto molte attività storiche chiudere definitivamente le serrande. Le cause di queste chiusure sono molteplici: crisi economica, concorrenza spietata (a volte sleale), pandemia… ma anche il tempo che passa, alla fine, impone il suo volere. A prescindere dalle ragioni, ogni volta che una azienda storica chiude, avverto una stretta al cuore.
Qualche giorno fa ho ricevuto un messaggio dall’amico Fabio Teodori: ‘Ciao Emilio buongiorno ti volevo segnalare che a fine mese chiude lo storico alimentari su viale Vittorio Veneto aperto più o meno dal 1960. Quello vicino allo stadio sulla circonvallazione’. Queste notizie mi coinvolgono emotivamente, e chi mi conosce bene o legge i miei scritti come Fabio, sa di cosa parlo. Non ho perso tempo: sono andato subito in quel negozio di generi alimentari.
I due fratelli Rocco, Carlo ed Ettore, rigorosamente in camice bianco, mi hanno accolto pensando fossi un cliente. Alla mia richiesta di scrivere la loro storia sono rimasti perplessi. Dopo aver spiegato la mia passione per la storia della città, siamo entrati in sintonia. Chiacchierando sono usciti fuori i nomi delle famiglie storiche che hanno servito per anni e per diverse generazioni, come i Di Pietro, i Palombo, i Caon e tante altre famiglie di Piazza del Quadrato.
Sono tornato a trovarli per qualche giorno, per interiorizzare le loro emozioni. Mi sono accorto che quel luogo di lavoro non è solo un negozio, ma è una piccola comunità: clienti, amici, fornitori. Tutti si sono stretti a loro, per questa inevitabile decisione. A una cliente viene da piangere, altri scherzano e fanno battute, come il loro amico Fausto Zicarelli e il loro storico fornitore di mozzarelle, Sergio Poccassoni. Ci siamo divertiti ed emozionati allo stesso tempo. Ma ora è il momento di raccontarvi la loro storia.
I fratelli Rocco e il Panino Pontino
Carlo ed Ettore Rocco nascono a Fondi in provincia di Latina. Carlo nel 1948 ed Ettore nel 1951. Sono rispettivamente primo e secondo di cinque figli. Il papà Carmine è impagliatore di sedie. Sui monti Aurunci, vicino Castelforte, suo paese di origine, raccoglie ciò che occorre per il suo lavoro. La mamma, Antonietta, è orfana di guerra, ha perduto i suoi genitori durante i bombardamenti ed è stata adottata. A sedici anni sposerà Carmine e si occuperà dei suoi cinque figli.
Il dopoguerra è molto duro per l’umile famiglia Rocco. Carmine non riesce a trovare sbocchi lavorativi a Fondi. Il padre adottivo di Antonietta, Giuseppe Lungo, gli consiglia di raggiungerlo a Latina, dove ci sono più opportunità. Così nel 1960 riesce ad entrare nell’Anonima Asfalti Bologna, una grande azienda che si occupa di rifacimenti stradali. Carmine diventerà caposquadra. Invece i suoi primi due figli, Carlo ed Ettore, saranno costretti ad abbandonare gli studi dopo le scuole elementari e iniziare a lavorare già da ragazzini.
Carlo, a dodici anni, va a lavorare dal sarto Mario Di Micco, ma dopo due anni, nel 1960, cambia totalmente lavoro. viene assunto nell’alimentari del signor Nello Vanzari, aperto nel 1960 in viale Vittorio Veneto, vicino allo stadio. È il ragazzo di bottega, raccoglie le ordinazioni a domicilio e poi torna a consegnare la spesa con il biciclettone, un grosso triciclo con portapacchi davanti e dietro. La stessa cosa Ettore, ma nell’alimentari dei fratelli Lemma in via Emanuele Filiberto. In seguito lavorerà anche dal mitico Pacchiarotti.
Dopo il servizio di leva, Carlo torna a lavorare dal signor Vanzari, che nel frattempo ha aperto un alimentari sul lungomare di Latina e non se la sente di gestire entrambe le attività. Così, nel 1970, Carlo decide di rilevare il negozio insieme al fratello Ettore. Sono anni di grande crescita. Per aiutare i propri clienti segnano gli acquisti su un quaderno, per poi farli pagare a fine del mese. Addirittura qualcuno paga con le cambiali.
Carlo ed Ettore sono anche due sportivi: Carlo pratica il ciclismo e la maratona: correrà anche quella di New York nel 2006, mentre Ettore gioca a calcio in diverse squadre della provincia. Ma il lavoro viene prima di tutto, perché devono mantenere le loro rispettive famiglie. Carlo si sposerà con Anna e avranno due figli: Daniele e Mara. Anche Ettore e sua moglie Sara avranno due figli: Davide e Roberta.
Nel 1985, con l’apertura dei supermercati, il vento inizia a soffiare diversamente. Il calo è graduale, ma i due fratelli non si perdono d’animo. Migliorano ulteriormente la qualità dei prodotti e, inoltre, sanno che nella grande distribuzione non si fanno panini imbottiti. Cercano, insomma, di combattere con tutte le loro forze e, a volte, anche la fortuna gioca a loro favore. Negli anni Ottanta, nei mesi estivi, allo stadio di Latina si esibiscono in concerto diversi cantanti, attirando migliaia di persone da tutta la regione, e per loro sarà lavoro extra.
Anche gli anni della serie B del Latina calcio porteranno un elevato incremento, tanto da far aggiungere sull’insegna la scritta: ‘PANINO PONTINO’ in nero e azzurro. Ma poi, dopo quella parentesi, il lavoro inizia a calare di nuovo, soprattutto per l’apertura di altri supermercati. Oggi i fratelli Rocco per raggiunti limiti di età, hanno maturato l’idea, con grande dispiacere, di chiudere la loro attività, iniziata nel lontano 1960 dal signor Nello Vanzari.
Carlo ed Ettore Rocco nella loro ultima settimana di lavoro
Appena entrato nel negozio di generi alimentari dei fratelli Rocco, ho avvertito quei buoni odori, quasi dimenticati, che solo le piccole botteghe alimentari possono avere. Carlo ed Ettore mi invitano nel loro retrobottega, dove trovo un piccolo tavolino, dei ricordi appesi alle pareti, alcune sedie e un televisore. Anticipando la mia domanda, Carlo mi dice:
“Il televisore lo abbiamo perché con gli amici ci vediamo le partite di calcio. Oltre al calcio, però, mi piace molto anche il ciclismo”
Gli ultimi anni di attività come sono stati?
“Sicuramente molto duri, ma ci siamo sempre difesi. Abbiamo avuto lo zoccolo duro dei nostri affezionati clienti. Di alcune famiglie abbiamo servito intere generazioni. Veniva anche Tiziano Ferro, quando abitava qui vicino con la famiglia. Sembra assurdo, ma da noi vengono a comprare, ancora oggi, molti ragazzi”
E le famose liste che una volta si facevano per pagare a fine mese le fate ancora?
“No, non le abbiamo più fatte dal 1983, quando uscì l’obbligo del registratore di cassa”
Se qualcuno non pagava, come vi comportavate?
“La maggior parte delle volte chiudevamo un occhio, consapevoli delle loro difficoltà economiche. Provenendo da una famiglia molto umile, conoscevamo bene cosa significasse la fame. Anche le rimanenze giornaliere continuiamo a donarle a chi ha più bisogno”
Ma nessuno dei vostri figli ha voluto continuare l’attività?
“I nostri figli hanno scelto strade diverse e noi li abbiamo assecondati, perché sapevamo che il nostro lavoro non avrebbe avuto vita lunga”
Quanto siete dispiaciuti?
“Tantissimo, ma era inevitabile. Io ho settantasette anni e mio fratello settantaquattro: fisicamente non ce la sentiamo più. Altrimenti avremmo continuato perché siamo ancora innamorati di questo lavoro. Ora però ci potremo godere i nostri nipotini”
Ettore, tu hai lavorato dai fratelli Lemma in via Filiberto, io ci venivo in passeggino con mia mamma. Un aneddoto su quell’esperienza?
“Una cliente abituale era Anna Magnani. Quando non c’era ancora la Pontina, tutti quelli che andavano al Circeo si fermavano a fare la spesa a Latina. Ricordo che le portavo la spesa in macchina e lei mi dava sempre mance molto generose”
Del nuovo modo di fare commercio, cosa ti ha lasciato più perplesso?
“Guarda Emilio, noi abbiamo sempre accolto tutte le novità, ma venire a prendersi un panino e pagare due euro con il bancomat è davvero assurdo. È successo più di una volta e, in quelle occasioni, abbiamo preferito regalare il panino”
Cosa ti mancherà del negozio?
La socializzazione: oltre a essere commercianti siamo stati un punto di riferimento per tante persone. Ecco, mi mancheranno loro”
Avete ancora tempo una settimana per andare a trovare i fratelli Rocco. Fatelo prima che chiudano definitivamente la serranda. Scoprirete persone speciali che hanno avuto un ruolo sociale importante in questa città. Intanto, Carlo ed Ettore salutano Latina e ringraziano tutti… ma proprio tutti.
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