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Adanech Yimene: la bella “Abissina” e i sapori dell’Etiopia a Latina

Chissà quante persone, arrivate sotto il cielo azzurro di Latina, si sono sentite a casa, anche se nel loro cuore portavano con sé le melodie e i colori della propria terra d’origine… Latina, sin dalla sua fondazione, quando si chiamava ancora Littoria, non si è mai fermata nell’accogliere tutti, senza distinzioni. Ognuno è arrivato con i propri sogni e speranze per una vita migliore, portando con sé le proprie tradizioni e il proprio bagaglio culturale, che hanno reso la città più ricca e aperta. Così è stato per Adanech Yimene, la ragazza abissina dal sorriso contagioso. Muovendosi tra le strade della sua nuova città, ha trovato opportunità senza tralasciare le proprie origini; anzi, ne ha fatto tesoro e ci ha portato a conoscere i sapori della propria terra nel suo ristorante “Abissinia”.

Latina non è solo una città; è un mosaico di esperienze, un luogo dove ogni storia si mescola con le altre. Basta ascoltare le tante cadenze dialettali per capire che siamo una comunità ricca di sfumature e tradizioni diverse, un crocevia di culture che si intrecciano e convivono, creando un legame profondo tra chi ci vive e chi ci arriva. Ogni persona racconta un pezzo di vita iniziato altrove, ma che qui ha trovato l’approdo senza dimenticare le proprie origini.

C’è chi continua a dire che Latina è una città fascista e razzista, ma chi lo afferma ignora la nostra storia, una storia fatta di accoglienza. Perché: “Qui nessuno può vantare priorità di origine e il possesso ancestrale della città, tutti si incontrano su un terreno neutro, alla pari, senza diritti di genealogia. Questa convivenza esemplare è la ricchezza di Latina, non come agglomerato di case, grattacieli e di fabbriche, ma come società umana” (Ritratti di città: Rai Teche 1968). E questo, a tutt’oggi, è ancora valido.

Addis Abeba: Adainech Yimene da bambina

Girando per la città, mi rendo conto di quanto Latina si sia arricchita di nuove culture e sapori, che raccontano storie di luoghi lontani. Negli ultimi decenni sono stati aperti numerosi ristoranti e locali che diffondono profumi orientali e sapori decisamente diversi dai nostri, ma ugualmente affascinanti. È un po’ come viaggiare per il mondo senza mai lasciare la città. Passeggiando, incontro ristoranti cinesi, indiani, giapponesi, greci, ma anche nordafricani, gestiti da ragazzi che i giovani chiamano “kebbabari”.

L'interno del ristorante "Abissinia" a Latina in via dei Piceni

Ma c’è anche un altro ristorante che ha catturato la mia attenzione, si chiama “Abissinia“, un angolo di Etiopia nel cuore di Latina. Chi ha avuto l’idea è una donna abissina: Adanech Yimene. Dopo aver assaporato i suoi piatti mi è venuta voglia di conoscere la sua storia.

La storia di Adanech Yimene da Addis Abeba a Latina

Adanech Yimene nasce il 18 agosto 1968 ad Addis Abeba, in Etiopia. È la primogenita di tre figli. Il padre, Yimene Woldemedhin, è un grande proprietario terriero e immobiliare: il suo lavoro consiste nel gestire e affittare le sue proprietà. La madre, Worke Hawaz, si occupa della casa e dei figli. Insomma, una famiglia più che benestante. Nel 1974, però, un colpo di Stato porta al potere una giunta militare guidata dal dittatore Mengistu Haile Mariam, che depone l’ultimo imperatore, Hailé Selassié.

La Monarchia sarà abolita ufficialmente nel 1975 e sarà proclamato lo Stato comunista. Tutte le proprietà private saranno requisite, compresi i beni della famiglia di Adanech. Saranno mandati via anche dalla casa dove vivono, perché ritenuta troppo grande per una famiglia composta da due adulti e due piccoli figli; il terzo deve ancora arrivare. Il padre si dovrà accontentare di una piccola pensione e dire addio a tutte le sue proprietà.

Addis Abeba: Adanech con il papà nel giorno della sua laurea

La piccola Adanech è una bambina molto vivace, ma anche molto brava nello studio, già dalle scuole elementari. A diciassette anni ottiene la sua prima laurea in Science and Office Management, e successivamente una seconda in Banking and Office Management (Economia e Commercio). Grazie al suo alto punteggio, viene chiamata a lavorare nella Commercial Bank of Ethiopia, naturalmente statale.

Addis Abeba: Adanech con la sua mamma

In quella banca lavorerà per qualche anno. Poi, nel 1987, grazie al suo ottimo rendimento, verrà scelta per entrare nello staff del Ministro dell’Economia etiope, Berhane Ghebrey, ex ambasciatore in Belgio. Ricoprirà il ruolo di segretaria del ministro per quasi tre anni, finché non verrà trasferito nuovamente in Belgio, a Bruxelles, per far parte dell’ACP (African, Caribbean and Pacific Group of States), un’organizzazione che riunisce settantanove Paesi dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico, con i quali l’Unione Europea intrattiene relazioni privilegiate.

Bruxelles primi anni '80: a dx Berhane Ghebrey ambasciatore dell'Etiopia in Belgio, poi nominato Ministro dell'Economia nel 1987

Vorrebbe portare anche Adanech in Europa, ma i dirigenti del partito non glielo consentono, poiché non è iscritta al Partito Comunista. Tuttavia, il ministro la aiuterà a tornare al suo precedente lavoro in banca, questa volta nella città di Nazareth, a novanta chilometri da Addis Abeba, dove trascorrerà un anno di relativa tranquillità. Poi, nel 1991, con la caduta della dittatura comunista, per lei — che ha lavorato a stretto contatto con gli alti vertici del partito comunista — la vita non sarà facile.

Adanech nell'ufficio bancario di Nazareth

Una sera, nel 1992, dopo una giornata di lavoro, in un ristorante incontra un vecchio compagno di scuola, che le presenta un ragazzo italiano: Sergio Marzullo, un molisano di Isernia che lavora come programmatore. i due ragazzi rimangono in contatto e dopo sei mesi Adanech accetta il suo invito a visitare Roma. Tra i due nasce l’amore e dopo un anno di fidanzamento chiede di essere licenziata. Nel 1993, Adanech, si trasferirà a Roma e, nel 1995, si sposerà con Sergio. Nel 1996 nascerà il loro figlio, Andrea.

Adainech e Latina: un amore a prima vista

La casa di Roma è diventata troppo piccola, ora che è arrivato il figlioletto. Una collega di Sergio gli consiglia di cercare casa nella sua città, a Latina, dove la vita è meno stressante e il costo delle abitazioni decisamente più accessibile. Così, nel 1997, si trasferiscono a Latina, dopo aver acquistato un appartamento in un quartiere di recente costruzione chiamato Q4 (oggi Nuova Latina). Ada, così ormai la chiamano tutti, si ambienta subito nella nuova città e riesce anche a trovare lavoro in un’agenzia di assicurazioni.

Dieci anni dopo, un’idea comincia a farsi strada nella sua mente. Nonostante sia innamorata della città che l’ha accolta, sente sempre più forte la nostalgia del suo Paese. Così decide di portare un po’ di Etiopia a Latina. Apre un’associazione culturale per diffondere la cultura etiope: “Abissinia”, un luogo di incontro e di socializzazione, dove è possibile degustare un tè aromatizzato alla cannella e al cardamomo, oppure un Bunna, il caffè tradizionale etiopico. Dopo questa prima esperienza, Ada inizia anche a cucinare qualche piatto tipico.

Il locale si trova sulla circonvallazione di Latina, nei pressi della chiesa di Santa Maria Goretti. È molto piccolo, ma, con il passare del tempo, inizia ad essere sempre più frequentato. Così, dopo qualche anno, Ada decide di trasferirsi in uno spazio più grande, in zona Piccarello, in via dei Piceni, di fronte all’Archivio di Stato, e di trasformarlo in un vero e proprio ristorante.

Ada con un suo cliente famoso: Tiziano Ferro

L’incontro con Ada nella sua “Abissinia”

Ho chiamato Ada, che avevo conosciuto proprio nella sua precedente associazione, e le ho chiesto se avesse voglia di raccontarsi. Un po’ perplessa, mi ha dato appuntamento nel suo ristorante: un luogo accogliente e profumato. Mi ha accolto con il sorriso e ci siamo immersi nella sua storia.

Ada ma tu hai sempre cucinato?         

“Macché! In Etiopia non cucinavo mai, perché ho sempre lavorato. Però, quando ero a casa, guardavo sempre mia mamma: era bravissima a cucinare”

E quando ti è venuta questa passione?

“Quando ho aperto l’associazione culturale ho provato a fare qualche piatto tipico del mio Paese, e da lì è nata la mia passione”

Dimmi un piatto tipico del tuo Paese

“Ce ne sono molti. Forse quello più conosciuto è lo Zighinì: uno stufato di carne piccante, ma non troppo, perché qui si mangia meno piccante rispetto all’Etiopia. Inoltre faccio anche serate vegane e vegetariane, perché dalle mie parti ci sono molti piatti tipici a base di verdure, come lo Shiro, purea di fave, ceci e lenticchie con cipolla.”

Parliamo dei tuoi genitori: erano permissivi?

“Ho avuto dei genitori fantastici, non mi hanno mai vietato nulla, e poi considera che vivevo ad Addis Abeba, una grande metropoli emancipata”

Torni spesso in Etiopia?

“Una volta sì, poi da quando i miei genitori sono venuti a mancare sono andata poche altre volte”

A Latina: come sei stata accolta?

“Mi sono sentita subito a casa, e questa sensazione non mi era capitata in nessun altro luogo. Quando arrivammo nel 1997 Latina ci apparve come l’America. Mare, colline, laghi: rispetto a Roma era tutto un altro vivere. Già da quel momento pensai di metterci le radici… anche se resto orgogliosamente etiope”

Ada, sempre sorridente, nel suo ristorante Abissinia

Quella di Ada è una delle tante storie multiculturali che hanno reso Latina ciò che è: una città accogliente che, pur con tutte le sue contraddizioni, continua a essere un laboratorio di convivenza e integrazione. Perché, in fondo, Latina non chiede da dove vieni. Ti guarda negli occhi e ti dice: Benvenuto. In un mondo che spesso alza muri, qui si continua a costruire ponti, anche con i sapori che arrivano da lontano e un sorriso sincero.

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