A Latina, le barriere architettoniche sono come le zanzare d’estate: fastidiose, ovunque, e nessuno sembra davvero deciso a eliminarle del tutto. Luca Zavatti, però, ha imparato a conviverci con entrambe. Ogni mattina si alza, inforca le stampelle, come altri infilano le ciabatte, e affronta la città come fosse un videogioco in modalità “difficile”. Marciapiedi insidiosi persino per i quattrozampe, ascensori rotti “momentaneamente” da tempo… Ma lui ci ride su. “Dove non arrivo con la gamba, arrivo con la testardaggine,” dice sempre. Cinquantasette anni, una gamba sola ma un’ironia che ne vale tre. E mentre si destreggia tra i cantieri eterni del centro e le buche che sembrano crateri lunari, sogna una città dove l’unico ostacolo sia decidere dove andare a giocare a pallone, sua grande passione.
L’estate scorsa mi è arrivato un messaggio da Luca Zavatti, un amico virtuale conosciuto su Facebook. Scriveva: “Grande Emilio, ti seguo con stima. Un giorno, se vuoi, posso raccontarti la mia storia di rinascita, come amo chiamarla: il mio secondo tempo” Gli ho risposto: “Grazie! In questo periodo sono abbastanza incasinato. Mandami un messaggio a metà settembre, magari ci prendiamo un caffè e mi racconti.” Poi, con un vocale, aveva aggiunto: “Dopo un grave incidente ho perso una gamba” E questo mi aveva colpito molto.

Il giovane calciatore Luca Zavatti
Non essendoci più sentiti, ho dimenticato il suo nome. Ma lo scorso febbraio, mentre partecipavo a una serata dance in un locale sul lungomare, ho notato una persona che ballava con le stampelle e aveva una sola gamba. In quell’istante mi è tornato in mente quel messaggio. Tuttavia, non me la sono sentita di chiedergli se fosse proprio lui. Qualche giorno fa, però, l’ho rivisto in una intervista e, finalmente, sono riuscito a risalire a quel messaggio e a contattarlo.
Luca Zavatti una vita tra disavventure e vittorie

Luca Zavatti nasce il 3 aprile 1968 a Pontinia, in provincia di Latina. È il primo di tre figli: dopo di lui arrivano Tamara e Fabiana. Il papà, Enrico, è di origine emiliana e lavora alla Mira Lanza. La mamma, Marisa Luppi, invece, è di origine romagnola e lavorerà in un’azienda di Pontinia fino alla nascita di Luca. Già dai primi anni di vita, Luca mostra una marcata timidezza, anche se nel profondo coltiva molti sogni che però non riesce ad esprimere.
All’età di sei anni, i genitori lo iscrivono alla scuola calcio di Pontinia, con l’obiettivo di aiutarlo a superare la sua timidezza. In campo dimostra di avere talento, ma quando i genitori assistono alle partite, si emoziona al punto da bloccarsi. Anche a scuola è timido e riservato. Però sarà solo questione di tempo: pian piano riesce a vincere la sua timidezza, anche grazie al sostegno dei compagni di squadra che presto iniziano a considerarlo un punto di riferimento per il gruppo.

Dei giocatori accosciati, Luca Zavatti è quello centrale
Diventato ormai un ragazzo e conseguita la maturità presso l’Istituto Tecnico Galileo Galilei, viene inserito nella prima squadra del Pontinia Calcio, diventando il pupillo del presidente Renato Mocellin. Gioca come difensore centrale e verrà nominato anche capitano. Troverà lavoro proprio grazie al Presidente, che lo assumerà nella sua azienda, la Merimec Sistemi, specializzata nella produzione di impianti industriali.

Luca Zavatti con tutta la sua famiglia
Dopo l’esperienza al Pontinia, prosegue la sua carriera calcistica con l’Atletico Latina, scendendo in campo accanto a Gianfranco Mannarelli, Piero Di Trapano, Giampiero Morgagni e tanti altri talenti del calcio pontino. Giocherà anche con l’Atletico Formia, per poi concludere la carriera alla SA.MA.GOR. nel 2008. La sua ultima apparizione su un campo di calcio sarà però a Cattolica, nel Campionato Amatori. La squadra, composta da vari ex calciatori professionisti di Latina, con i quali conquisterà il titolo nazionale.

Luca Zavatti con le sue sorelle Tamara e Fabiana
Nel 2008 perde il lavoro, ma lo ritrova subito in un’altra azienda, la Huyck di Latina, dove lavorerà per circa due anni. Nel 2010, terminato il contratto, Luca si ritrova nuovamente senza occupazione. Inoltre, ha chiuso definitivamente con il calcio, la sua più grande passione. Inizia così ad attraversare un periodo molto difficile. Il vuoto lasciato dal lavoro e dal calcio diventa una ferita profonda, difficile da rimarginare. Si sente svuotato, come se la vita lo avesse tradito. Ma il peggio deve ancora arrivare, ed è proprio da lì che inizierà la sua rinascita.
Il tragico incidente e la rinascita
È mezzogiorno del 18 luglio 2011, e a Latina il caldo è soffocante. Luca ha appena finito di fare la spesa ed è in sella al suo scooter, diretto verso casa. Percorre la circonvallazione, costeggiando il tribunale, diretto verso il Villaggio Trieste. All’altezza di un piccolo incrocio con semaforo, un SUV proveniente dalla direzione opposta svolta improvvisamente a sinistra. Luca lo vede all’ultimo istante. Tenta di evitarlo, ma non c’è più tempo; colpisce in pieno il SUV con il fianco sinistro. L’impatto è violento e devastante.

Luca è steso sull’asfalto rovente, ancora cosciente. Capisce subito che le sue condizioni sono gravi: sta perdendo molto sangue. Qualcuno chiama i soccorsi, che arriveranno in pochi minuti, ma potrebbe essere troppo tardi per salvargli la vita. Ed è proprio qui che entra in gioco il destino. Il suo ‘angelo’ è Danilo Iannuzzi, una guardia giurata ed ex vigile del fuoco. Mentre molti si allontanano, sconvolti dalla scena e dal sangue, Danilo si fa avanti. Senza esitazioni, esegue una manovra decisiva: blocca l’emorragia dall’arteria femorale.
In quel momento, Luca sta per perdere conoscenza, ma con un filo di voce riesce ancora a dire: “Voglio vivere”. L’ambulanza lo trasporta in ospedale in codice rosso. I medici tentano l’impossibile per salvargli la gamba; purtroppo, non ci riescono, c’è il rischio di cancrena e, mentre Luca è in coma farmacologico, i genitori firmano il consenso per l’amputazione. Al risveglio, cinque giorni dopo, la consapevolezza è dura da accettare: ha perso una gamba. Il dolore è forte, ma ancora più forte è il pensiero che la vita, dopotutto, vale più di tutto il resto.
Per Luca sta iniziando il “secondo tempo” della sua vita. Dopo la convalescenza presso l’Istituto Fisioterapico di Riabilitazione “Clara Franceschini” di Sabaudia, in località Selvapiana, comincia a pensare al futuro. Nella sfortuna, ha la fortuna di poter contare su suo cognato, Ermanno Di Leta, proprietario di un negozio di ortopedia aa Aprilia, che lo affianca passo dopo passo nella realizzazione della protesi. Tornare a camminare senza stampelle sarà una vittoria.

Latina 2012: Luca incontra l'amore della sua vita, l'operatrice sociosanitaria Alessandra Sabatella
Per Luca si apre una nuova sfida: trovare lavoro, un’impresa tutt’altro che semplice. Ma una telefonata cambia tutto. Dall’altro capo c’è Francesco Messori, nato senza la gamba destra e capitano della Nazionale italiana di calcio amputati, da lui fondata nel 2012. È un’enorme opportunità: tornare a giocare a calcio, a un anno dall’incidente. Nello stesso periodo, un altro incontro segnerà la sua vita: nella piscina dell’Agora Fitness di Finestra, dove svolge la terapia, conosce Alessandra Sabatella, un’operatrice sociosanitaria. Ed è subito amore.

Luca Zavatti, con la maglia della Nazionale amputati italiani
Inizialmente partecipa a delle amichevoli per poi volare in Messico, nel 2014, dove si svolgono i mondiali di calcio per amputati. La nazionale italiana arriverà ottava su ventidue squadre. Il miglior risultato arriverà all’europeo nel 2016, a Varsavia, classificandosi al secondo posto dietro la Turchia. Intanto Luca prende il patentino da allenatore; sarà il primo amputato d’Italia ad ottenerlo. Allenerà e giocherà in diverse squadre, tra cui anche la Roma calcio amputati.

Luca Zavatti in una azione di gioco
Nel 2021 è tra i fondatori della Fair Play School di Latina, ma nel 2024 lascia e fonda la ASD ‘tutti in gioco social club’ per ragazzi con varie disabilità, compreso quelli con problematiche sociali. Oggi venti ragazzi usufruiscono della sua scuola calcio, con tecnici qualificati, grazie agli sponsor e ad alcune persone generose. La sede è presso il centro sportivo Premier Sporting Club di Latina.

Luca Zavatti in allenamento con la Nazionale amputati italiani
L’incontro con Luca Zavatti al Circolo Cittadino
Lo vedo arrivare al Circolo; lo immaginavo con le stampelle e invece ha la protesi. Seppur claudicante cammina sicuro verso di me. Grazie all’ospitalità del presidente Bruno Bulgarelli, ci accomodiamo nella sala Orazio Di Pietro.
Luca, quello che hai vissuto dopo l’incidente a me sembra una seconda vita più che un secondo tempo, non è così?
“In effetti è così. Da quell’infausto giorno ho iniziato a dare un valore diverso alla vita. Stavo attraversando il periodo più buio della mia esistenza e, forse, proprio quell’incidente mi ha insegnato ad apprezzare la vita e a rivedere la luce”
Hai ritrovato i campi di calcio, l’amore e anche un lavoro, sei soddisfatto?
“I campi di calcio ormai li ho lasciati, non ho più l’età. L’amore, invece, è arrivato all’improvviso, proprio quando meno me lo aspettavo. E poi pensa che cosa incredibile: la prima volta che sono andato a casa dei genitori di Alessandra, stavo aspettando l’ascensore… e appena si sono aperte le porte, mi sono trovato davanti il mio ‘angelo’: Danilo Iannuzzi. Abita proprio al piano di sopra dei miei suoceri. Per quanto riguarda il lavoro, quello che sto facendo era il mio sogno: dedicarmi ai ragazzi fragili e con disabilità. Sì, posso dire di essere pienamente soddisfatto”

Luca Zavatti ad un seminario testimonial di sicurezza stradale
Ho voluto raccontare la storia di Luca Zavatti perché insegna che si può ripartire anche dopo una caduta durissima. Ha perso una gamba, ma ha trovato una nuova direzione, fatta di impegno e passione. Oggi è un punto di riferimento per tanti ragazzi fragili, sul campo e nella vita. La sua storia non è solo di sport, ma di resilienza quotidiana. Contro le barriere, fisiche e sociali, ha scelto di non arrendersi.
Davvero una stupenda storia che, se non fosse verissima, sembrerebbe studiata ad arte con tanto di morale inserita! Ed invece è realtà reale! Grazie per il garbo e l’efficacia della tua scrittura, sempre godibile ed avvincente!