Giovanni Campagna: la “Serenissima” da Fiume a Latina

Giovanni Campagna: la “Serenissima” da Fiume a Latina

C’è un antico detto che recita: “Tutte le strade portano a Roma”, ma negli anni Trenta tutte le strade portavano a Littoria (poi Latina dopo la guerra), la meta più ambita d’Italia in quegli anni. Il fenomeno continuò anche dopo la guerra, alimentato dall’industrializzazione della Cassa del Mezzogiorno. Latina divenne anche una città di rifugio. I primi ad arrivare furono gli sfollati di guerra, seguiti dagli esuli giuliani, istriani, fiumani e dalmati. Poi giunsero i rifugiati dell’Est Europa e, infine, gli italo-tunisini e i libici. Tutti trovarono inizialmente rifugio nell’ex caserma dell’82° reggimento, trasformata in campo profughi. Anche Giovanni Campagna, la moglie Francesca Fiderlè e la figlia Vera, costretti a lasciare Fiume, trovarono rifugio lì nel 1948.

Ferdinando (Pippo) De Caro il pasticciere siciliano che scelse Latina

Ferdinando (Pippo) De Caro il pasticciere siciliano che scelse Latina

La pasticceria è un’arte che sa trasformare ingredienti semplici in piccoli capolavori di gusto. In ogni impasto, in ogni crema, si nasconde un segreto che solo un vero pasticciere sa svelare. Insomma, è un artista che non vede il suo mestiere come un lavoro, ma come una vera e propria vocazione. Le sue mani, esperte nel plasmare dolci, hanno il potere di raccontare storie attraverso ogni ricetta. Ogni profumo che invade la sua bottega si diffonde anche per la strada, diventando tentazione. E per me, che ho la glicemia ai limiti dei valori, non mi resta che accontentarmi del profumo e scrivere per attenuare la mia voglia di una millefoglie. Quindi vi racconto la storia del pasticciere siciliano Ferdinando De Caro, che tutti chiamavano Pippo.

Natalino Riccio e quel rudere del 1200… ‘l’Antica Posta’ di Monticchio

Natalino Riccio e quel rudere del 1200… ‘l’Antica Posta’ di Monticchio

Per costruire Littoria, era necessario un grande quantitativo di materiale edile, per cui vennero sfruttate le cave del territorio pontino. Le più importanti si trovavano a Monticchio, una piccola frazione a valle di Sermoneta, dove sorgeva una collinetta con una torre di guardia (Torre Petrara), voluta dai nobili Caetani nel XII secolo per proteggersi da eventuali nemici. Oggi è rimasta solo la torre, senza la collinetta, poiché quest’ultima venne scavata per ricavare il materiale sopra citato. Negli anni Trenta, Antonio Riccio giunse a Monticchio da Minturno con pochi denari; l’unica cosa che riuscì ad acquistare fu un rudere con una stanza e un grottino; era l’Antica Posta. Antonio, insieme al figlio Natalino, trasformò il rudere in un’osteria, che divenne la loro fortuna grazie alle centinaia di persone che lavoravano nelle cave, utilizzate anche per la costruzione dell’EUR.

Lorenzo Zicarelli e quei cornetti di cui non posso fare a meno

Lorenzo Zicarelli e quei cornetti di cui non posso fare a meno

Si può criticare Latina quanto si vuole: brutta, sporca, piena di buche, erba alta… e chi più ne ha, più ne metta. Le classifiche pubblicate nelle varie testate giornalistiche la collocano sempre tra gli ultimi posti. Ma a me piace raccontare una Latina diversa, positiva e propositiva. Se ci fosse una classifica sulle cose buone e dolci, la nostra città potrebbe tranquillamente piazzarsi tra le prime posizioni. Parliamo, ad esempio, di pasticcerie. In questi anni ho avuto il piacere di raccontare alcuni pasticcieri, anzi, grandi pasticcieri: Giuseppe Figini, Turi Rizzo, Eugenio Ragusa… che con la loro maestria hanno estasiato il nostro palato. Di grandi pasticcieri ce ne sarebbero altri da raccontare, tra questi il calabrese Lorenzo Zicarelli.