Diaphorà: dove la diversità fa rima con inclusività
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Molti emiliani giunsero nell’Agro Pontino, quando furono terminati i lavori di bonifica in Emilia-Romagna, nella zona di Ferrara. Rimasti disoccupati, si spostarono in massa per lavorare in quella integrale delle paludi pontine. Erano operai agricoli, chiamati anche scariolanti, muniti solo di pala e carriola. Il loro duro lavoro consisteva nel trasportare la terra nella zona paludosa, per alzare il livello del terreno. Quando l’Opera Nazionale Combattenti mise a disposizione le case poderali per le famiglie più numerose e disagiate del Nordest, arrivarono altri emiliani, insieme ai veneti e friulani. Con la nuova città di Littoria ci furono molte opportunità di lavoro: dagli anni Trenta, fino al secondo dopoguerra, fu l’unico luogo in Italia che lo permetteva. Il passaparola tra i vari compaesani fu determinante. Lo fu anche per l’emiliano Corrado Serra, uno dei primi elettrauto della città, arrivato subito dopo la liberazione.
La globalizzazione commerciale, spinta da Internet con le vendite online, ha indotto la chiusura di migliaia di negozi. Negli ultimi dieci anni, da nord a sud, hanno chiuso oltre centomila attività. Fortunatamente reggono gli artigiani, sfiorati solo in piccola parte dallo tsunami dell’e-commerce. È chiaro che, se devi andare dal barbiere o dal calzolaio non…
Nell’Agro Pontino non tutti i veneti, friulani ed emiliani, arrivati nei primi anni Trenta, ebbero in concessione un podere. In molti arrivarono spontaneamente in cerca di fortuna. Oltre alle opportunità lavorative, scelsero la zona pontina per non sentirsi soli. Continuare a parlare il loro dialetto con tanti altri conterranei, era un po’ come sentirsi a…